Le verifiche dei finanzieri hanno consentito di ricostruire i movimenti dell’imprenditore, che avrebbe nascosto all’erario circa 6milioni di euro di ricavo, con un’evasione dell’Iva per circa 1milione di euro. Ma i guai per l’imprenditore non si sono fermati alla evasione fiscale scoperta. Durante il controllo, i finanzieri hanno rinvenuto tutta una serie di documenti e materiali interessanti: alla rinfusa, ma abilmente nascoste all’interno di un garage deposito della ditta, venivano trovate addirittura carte d’identità, tessere sanitarie, patenti di guida, buste paghe riconducibili a vari soggetti, modelli di assicurazione auto in bianco e timbri di vari uffici anagrafici. Insomma, tutto materiale che c’entrava poco con la vendita di giacche e pantaloni. Venivano così avviate approfondite indagini, sotto il coordinamento del Sostituto Procuratore Mirvana De Serio, tese a chiarire la provenienza e l’utilizzazione di tutti questi documenti. Le Fiamme Gialle scoprivano così che, utilizzate sofisticate tecniche per la riproduzione, le buste paga, le carte di identità e l’altra documentazione venivano usate per ottenere finanziamenti da svariati istituti di credito e società finanziarie. Insomma una vera e propria truffa ai danni di società assicurative, finanziarie e banche.
Il complessivo giro scoperto dai finanzieri, al termine di una indagine di circa un anno, è pari a circa duecentomila euro sottratti abilmente da parte di sei soggetti, segnalati all’autorità giudiziaria per la contraffazione di pubblici sigilli destinati a pubblica autenticazione, falsità materiale e truffa.
Nei confronti dei sei italiani, tutti residenti nell’hinterland pescarese fatta eccezione per un pugliese di Lucera senza fissa dimora, tutti con una età compresa tra i 33 ed i 56 anni, è scattata anche l’accusa di associazione a delinquere.