Nostalgiche e tristi le foto scattate in questi giorni sulla banchina sud del porto di Pescara, e non è solo una cartolina poetica di un fine inverno alla foce del fiume. Sono le immagini che gli operatori commerciali dello scalo pescarese hanno immortalato per lanciare l’ennesimo grido d’allarme “Tutto in stato di abbandono, non c’è più nessuno che vi accede se non qualche pensionato a passeggio con la bicicletta o qualche pescatore armato di canna”, lamenta Gianni Leardi, portavoce delle varie aziende che da anni hanno investito nel porto in crisi per i problemi legati all’insabbiamento.
Pochi giorni fa l’ennesimo dragaggio partito in enorme ritardo: “I fondali ormai si sono ridotti talmente che ormeggiano soltanto pescherecci e in determinate condizioni e con carichi parziali una sola Petroliera che rifornisce di combustibile le nostra regione” spiega Leardi, “Si sta procedendo ad un dragaggio che servirà a zittire qualcuno per pochi giorni e che non otterrà nulla di significativo, soltanto spese per i contribuenti. Soltanto fino a cinque anni fa era un continuo ingresso di navi,turistiche e commerciali , attività dedite alla pesca, si è anche creata una Direzione Marittima con centinaia di realtà lavorative”.
La triste verità è quella ormai nota a tutti, “il Porto di Pescara anche se non lo si vuole ammettere è chiuso da anni, chiunque abbia una esperienza di porti potrebbe constatare che l’operatività è praticamente bloccata. Le attività che insistono sul porto – spiega ancora Gianni Leardi – dopo una lunga agonia hanno chiuso i battenti licenziando i dipendenti che in silenzio hanno lasciato i propri lavori un tempo redditizi. Dai centomila passeggeri l’anno, dai traghetti per la Croazia, dalle navi da Crociera che potevano arrivare in città con le nuove banchine siamo in queste penose condizioni”.
Al di là delle responsabilità istituzionali per la “paralisi” e la mancata reazione in tempi efficaci, ciò che ad oggi è cosa purtroppo acclarata è che “è stata smantellata una realtà’ lavorativa che non aveva bisogno di alcun sostegno, costituita da impianti meccanici, maestranze portuali, operatori marittimi, agenzie turistiche, agenzie portuali e marittime e doganali che era ci era invidiata in Adriatico”, conclude Leardi, spaventato ancor di più dal fatto che “in altre località, probabilmente più evolute, si griderebbe allo scandalo , si dimetterebbero i più importanti amministratori, qui a Pescara tutto tace, se provi a chiedere risposte concrete nessuno è disponibile. La risposta è sempre la stessa : bisogna aspettare!!!”.