Pescara. Avevano abilmente nascosto un chilo di droga, tra eroina e cocaina, suddivisa in più involucri, all’interno di una nicchia ricavata sotto il pavimento di uno stanzino posto nel retro dell’abitazione e mimetizzata da una mattonella.
A scovare lo stupefacente, nel corso di una mirata operazione, è stata la sezione antidroga della squadra mobile della questura di Pescara con la sezione Cinofili della squadra volante. In manette sono finiti i coniugi rom Massimo Bevilacqua, detto Mosè, 44enne nato a Vasto, e Bambina Sauchella, 45enne nata a Minturno (Latina), entrambi residenti a Pescara in via Sacco.
La coppia è finita in carcere, lui al San Donato di Pescara e lei nel penitenziario femminile di Chieti, a disposizione dell’autorita’ giudiziaria. Tali arresti si inseriscono nell’ambito di una piu’ vasta inchiesta condotta dalla Procura di Pescara e coordinata dal pm Mirvana Di Serio su un consistente traffico di droga proveniente dalla Puglia e dall’Albania, che vede indagate altre 23 persone. In merito sono in corso approfondimenti investigativi e per quanto fino ad ora accertato, il carico sequestrato, che ha un valore di circa 50.000 euro, era destinato principalmente alla ‘piazza’ di Pescara.
Nel corso dell’operazione che ha portato all’arresto dei coniugi Bevilacqua, il personale della squadra mobile, diretto da Pierfrancesco Muriana, ha eseguito sei perquisizioni in contemporanea, che rientrano in una attivita’ di indagine avviata alla fine del 2011 e che ha gia’ portato ad eseguire altre cinque arresti (di cui solo uno a carico di un italiano, mentre gli altri erano albanesi) e a sequestrare tre chili e mezzo di cocaina e 14 chili di paracetamolo, usato come sostanza da taglio. Oltre al sequestro della droga ai Bevilacqua, che avevano sistemato sul nascondiglio un bidone di olio, gli uomini della mobile, hanno trovato in un’altra abitazione, nel pescarese, riconducibile a un albanese, del materiale cartaceo da studiare e un rilevatore per gps e intercettazioni ambientali. E’ stato questo apparecchio a consentire agli albanesi – controllati dalla polizia – di rimuovere le microspie piazzate dagli investigatori, costringendo gli uomini della mobile a cambiare strategia. Per intercettare le telefonate, che avvenivano attraverso utenze intestate a persone inesistenti, la mobile ha fatto arrivare da Roma delle apparecchiature particolari, di quelle che si usano per la caccia ai latitanti. Inoltre si e’ scoperto che gli indagati sono riusciti a monitorare e appuntare tutti i numeri di targa delle auto civetta della polizia, comprese quelle prese a noleggio per evitare il riconoscimento.
“Con questa operazione”, ha commentato Muriana, affiancato da Nicolino Sciole’ della sezione Narcotici, “Rancitelli si conferma crocevia importante della droga, una sorta di supermercato aperto h24 e si conferma anche l’alleanza storica tra i grossisti di droga pescaresi appartenenti ad alcune famiglie rom e i trafficanti albanesi che importano la droga dall’Albania e la smistano passando per la Puglia, dove potrebbe esserci un laboratorio, considerato il grosso quantitativo di paracetamolo sequestrato a un corriere foggiano”. Anche alla luce degli ultimi fatti, dall’incendio di qualche notte fa all’arresto di ieri per una gambizzazione, la polizia lancia il messaggio, attraverso le parole di Muriana, di “non mollare la presa sul quartiere, dove c’e’ una parte sana che peraltro e’ venuta in questura a testimoniare sull’incendio. E’ vero”, ha concluso il dirigente della mobile, “che c’e’ la lotta per il controllo del territorio ma se avvengono determinati fatti vuol dire che non esiste il controllo del territorio da parte della criminalità”.
(foto d’archivio)