Pescara, innovazione in rete nell’era delle risorse scarse

castiglione_innovazione_retePescara. Si è svolto questa mattina, nella sede della facoltà di Economia e Commercio di Pescara, l’incontro dal titolo “Innovazione di sistema nell’era delle risorse scarse, un prototipo di rete per lo sviluppo a cicli chiusi”.

Nel corso dell’incontro sono stati esaminati i risultati della ricerca condotta da Gianni Caramanico per il Dipartimento di Scienze dell’Università D’Annunzio.

Oltre all’autore erano presenti il preside emerito Mario Giaccio, il vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore allo Sviluppo Economico Alfredo Castiglione, il presidente di Abruzzo Sviluppo Nello Rapini e il vicedirettore dell’Unione Industriali di Chieti Teodoro Ivano Calabrese.

Lo studio parte dall’analisi dello sfruttamento irrazionale delle risorse naturali e i rischi incombenti sui settori chiave per la sopravvivenza, da quello energetico a quello alimentare.

“Siamo nell’era delle risorse scarse” ha dichiarato Caramanico “e dobbiamo iniziare a ridurre il loro consumo, l’entropia che generiamo e il caos globale dei sistemi produttivi. Per fare un solo esempio, il consumo di risorse naturali per anno è pari a circa il 30% in più della disponibilità sulla terra: questo vuol dire che di questo passo, il deficit cumulato al 2050 sarebbe pari a 34 anni di produttività biologica della terra. Peccato che sarà difficile trovare altri 34 pianeti”.

Il primo esperimento di rete per lo sviluppo a cicli chiusi è nato in Abruzzo nel 2005 con il Patto Sviluppo Majella, il cui primo programma operativo ET-Bioenergy punta ad implementare i cicli chiusi energia-ambiente, in grado di utilizzare le risorse in continuo, trasformando i costi industriali, agricoli e civili in ricavi per la collettività, nuove imprese e posti di lavoro, riduzione dell’inquinamento, sicurezza ed autosufficienza energetica e la garanzia di iniziare la transizione dalle risorse fossili a quella delle rinnovabili.

In questo modo si potrebbero creare circa 100mila posti di lavoro, coprire il 7% del fabbisogno totale di metano, 9 volte quello per i trasporti, l’1% di quello elettrico totale e puntare all’eliminazione delle discariche.

A differenza delle fonti fossili, le rinnovabili richiedono nuove reti di produzione, distribuzione ed uso locale delle risorse.

Alla fine del 2006, inoltre, sono state avviate le operazioni per la rete d’imprese e il polo di innovazione energia, che hanno portato in regione alcuni milioni di euro di capitali privati esteri, e sono stati raggiunti degli accordi con il polo energetico ortonese per la ricerca e l’innovazione finalizzate ad un passaggio concreto dai sistemi energetici basati sui fossili a quelli che usano le rinnovabili.

Marina Serra


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