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Inquinamento atmosferico fuori controllo nel 2015: a Pescara dati preoccupanti

Pescara. Siamo solo alla fine di gennaio, ma la situazione dell’inquinamento atmosferico del 2015 appare già fuori controllo. 32 capoluoghi hanno registrato, dall’inizio dell’anno a oggi, oltre 10 giorni di superamento della soglia massima giornaliera consentita di PM10 e in 14 si è registrato un superamento un giorno su due. Tra queste città troviamo i principali centri urbani dell’area padana e alcune grandi città del centro sud, come Roma e Napoli.

Ad aprire la classifica delle città più colpite dalle polveri sottili del 2015 ci sono Frosinone e Parma con 20 giorni di superamento del limite.

Un dato in linea con l’anno appena concluso, come dimostrano i dati relativi al 2014 sull’inquinamento atmosferico derivante dalle polveri sottili, dall’Ozono troposferico e dagli Ossidi di azoto nelle città. Dal monitoraggio fatto dalla campagna di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, infatti, nel 2014 sono risultati 33 su 88 i capoluoghi (il 37% di quelli monitorati) in cui almeno una centralina di monitoraggio urbana ha superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammissibile per il PM10.
Anche qui, al primo posto Frosinone con 110 giorni di superamento, seguito da Alessandria (85) e al terzo posto a pari merito Torino, Vicenza e Benevento (77).

Anche l’Abruzzo non è risparmiato: Pescara si trova al 27° posto in classifica con 43 giorni di superamento del limite, 4 giorni in più rispetto al 2013 quando la città adriatica occupava il 33° posto in classifica.
Per gli altri inquinanti il bilancio è relativo al 2013, ultimo anno per cui è stato possibile reperire i dati a livello nazionale: sono 11 su 63 (il 21%) le città in cui sono stati superati i limiti previsti per il PM2,5 (26mg/mc come media annuale), tra queste non ci sono città abruzzesi; situazione critica anche per il biossido di azoto dove il 18% (15 capoluoghi, non abruzzesi) sono risultati fuori dal limite medio annuo e decisamente più critica la situazione relativa all’ozono troposferico (O3) in cui il 59% delle città monitorate (50 su 86) ha superato i 25 giorni previsti dalla legge.

Anche se si registra un miglioramento dell’inquinamento atmosferico nelle nostre città e una riduzione nelle emissioni di alcuni inquinanti negli ultimi anni, i livelli di esposizione dei cittadini rimangono elevati e spesso ancora ben oltre le soglie consentite dalla normativa. La cattiva qualità dell’aria nelle aree urbane inoltre è alla base di una procedura d’infrazione relativa alla mancata applicazione della direttiva 2008/50/CE aperta nel luglio scorso. Eppure l’Italia era stata già stata condannata tre anni fa relativamente ai superamenti di PM10 per il periodo 2006-2007 in 55 diverse zone e agglomerati italiani. Nonostante ciò, 13 delle 55 aree già condannate hanno continuato a superare costantemente i limiti per il PM10 anche nel periodo 2008-2012 e si ritrovano di nuovo sotto indagine insieme ad altre 6 nuove zone.
“E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente a incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento – ha dichiarato il Presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco – Le cause si conoscono, occorrono volontà politica e strumenti adatti. Il tema della mobilità sostenibile è strategico all’interno delle soluzioni da mettere in campo. ”
In Europa il nostro paese vanta il triste primato delle morti premature dovute ad inquinamento da ozono (“Rapporto sulla Qualità dell’aria 2014” redatto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente): circa 3.400 vittime all’anno (dato relativo al 2011), mentre per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (Pm2,5), nello stesso anno ci siamo attestati al secondo posto con circa 64.000 vittime, dietro solo alla Germania. Secondo le ultime stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea l’inquinamento atmosferico in Europa ha causato oltre 400 mila morti premature con costi ingentissimi per i vari sistemi sanitari che oscillano tra i 330 e i 940 miliardi di euro all’anno. Ad ulteriore conferma dell’impatto sanitario arriva anche la decisione dello IARC (l’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) di inserire l’esposizione all’inquinamento dell’aria, e in particolare ad elevati livelli di particolato atmosferico, come cancerogeno di gruppo 1.

“A livello europeo sarà determinante l’approvazione del pacchetto europeo sulla qualità dell’aria presentato a fine 2013 – prosegue Di Marco – che rischiava di essere cancellato dalle priorità del parlamento, ma che, grazie anche all’azione congiunta di tante associazioni, comitati e cittadini, è tornato al centro della discussione. Uno strumento che, seppur migliorabile in alcuni aspetti, come specificano le proposte riportate nel presente dossier, porterebbe a livello europeo alla riduzione di 58mila morti premature ed a benefici economici stimabili in 40 – 140 miliardi di euro per anno”.
Ma non è il solo tipo di inquinamento che preoccupa i Paesi europei, quasi il 20% della popolazione dell’Unione europea (oltre 125 milioni di persone) è sottoposta a livelli di inquinamento acustico considerati inaccettabili, per lo più derivanti dal traffico. L’Italia su questo fronte è ancora in grande ritardo, come dimostra anche in questo caso l’apertura di una procedura di infrazione specifica avviata nell’aprile del 2013 ed in fase di messa in mora: l’inadempienza riguarda l’incompletezza dei dati forniti sulla mappatura del territorio, dei piani di azione per la riduzione dell’inquinamento da rumore e l’inadeguatezza della comunicazione ai cittadini, previsti dalla normativa.

Per “PM10 ti tengo d’occhio 2014” nel 2014 sono stati monitorati 87 capoluoghi di provincia, raccogliendo i dati dai siti delle Arpa, delle Regioni o delle Province, laddove disponibili (per tutti i capoluoghi della Calabria, della Sicilia ad eccezione di Catania e Palermo e per le città dell’Aquila, Chieti ed Imperia infatti non è stato possibile risalire ai dati aggiornati a fine 2014). Degli 88 capoluoghi monitorati quelli che hanno registrato superamenti del limite in almeno una delle centraline urbane sono stati 33, il 37%.