Viene così confermata la sentenza di condanna a risarcire il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm), il Wwf, la Lav, ProNatura e Salviamo l’Orso.
“Siamo molto soddisfatti per la decisione della Corte – dichiara il vice presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, che aggiunge – Al di là della vicenda specifica e della persona coinvolta, si tratta di una conferma importante che deve far capire a tutti che la tutela della fauna altamente protetta come l’Orso bruno marsicano non può essere messa a rischio da comportamenti irresponsabili o addirittura criminali”.
“La possibilità di convivenza tra la fauna selvatica, in primis i grandi predatori come l’orso e il lupo, e le attività umane è un dato acclarato che si basa su decenni di esperienze attuate con successo sul campo, come accade nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise – conclude Caserta – Ringraziamo il nostro legale, l’avvocato Michele Pezone, che ha seguito il caso fin dal primo grado, quando il Tribunale aveva pronunciato una sentenza di assoluzione, e che ha ottenuto prima la condanna in Corte di Appello e ora la conferma, da parte della Suprema Corte, della bontà di quanto deciso dal giudice di secondo grado”.