Il fatto è avvenuto nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nel territorio compreso tra i comuni di Balsorano e Villavallelonga. Stando ai primi elementi forniti dal Pnalm, secondo Enpa è evidente già da ora che la morte dei tre animali è stata causata da gravissima incuria e negligenza. Non solo perché’ in quella stessa vasca, nel 2010, erano morti altri due orsi ma, soprattutto perché’ ai proprietari era stato recentemente chiesto – così sostiene il Pnalm – di metterla in sicurezza.
Cosa che, con tutta evidenza non è avvenuta, altrimenti i tre plantigradi non sarebbero morti (per annegamento). Con l’esposto, l’Ente chiede soprattutto di chiarire la filiera di responsabilità alla base di questa, ennesimo, durissimo colpo alla nostra fauna più protetta. “E’ mai possibile che a fronte di un grave fattore di rischio, per gli animali e per le persone, come quello rappresentato dalla
‘vasca killer’ ci sia stata per otto anni una sostanziale inerzia? E’ mai possibile – chiede Annamaria Procacci, responsabile Ufficio Fauna Selvatica di Enpa – che dal 2010 ad oggi non si sia riusciti a mettere in sicurezza una volta per tutte quella vasca? E se il Pnalm non ha competenza sulle ZPE, chi sarebbe dovuto e deve intervenire? La Regione, i Comuni, le Province, il Ministero?”. Queste sono alcune delle domande alle quali Enpa auspica che la magistratura troverà una risposta.
Naturalmente, qualora dovessero emergere profili di responsabilità, l’associazione si costituirà in giudizio.
Ma c’è anche un altro interrogativo al quale le istituzioni, e in particolare il ministero dell’Ambiente – come vertice della catena di comando – devono dare risposta.
“All’indomani della morte dei tre orsi vogliamo sapere quali azioni e quali interventi specifici, a livello centrale come a livello locale, sono stati posti in essere per verificare, monitorare, eliminare possibili fattori di pericolo per l’incolumità degli animali. Vogliamo anche sapere – prosegue Procacci – se nella zona più ‘sensibili’ esiste un monitoraggio delle vasche che, come visto, sono una chiara minaccia per gli orsi”. La morte di mamma orso e dei sui cuccioli è una perdita gravissima per le tre regioni del Parco e per la biodiversità di tutto il Paese. Un colpo che dimostra
l’inadeguatezza delle politiche di tutela degli animali selvatici. Enpa auspica che “questa perdita sia il punto di partenza non solo per una decisa assunzione di responsabilità da parte di tutti gli attori in gioco, ma per una pagina nuova nella tutela del nostro prezioso patrimonio di fauna”.
La morte di tre individui di Orso Bruno marsicano tra i comuni di Balsorano e Villavallelonga, nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, rappresenta un fallimento per tutti: nessuno che abbia una qualche responsabilità in campo ambientale può dirsi innocente.
Come WWF vorremmo guardare negli occhi il Ministro dell’Ambiente, i Presidenti delle Regioni dell’areale dell’Orso, prime fra tutte Abruzzo, Lazio e Molise, i tanti sindaci che amministrano questi territori, i responsabili delle aree protette a partire dallo storico Parco d’Abruzzo e via via tutti coloro che possono fare la differenza, come gli operatori delle forze di polizia, i magistrati, gli imprenditori, ecc. Vorremmo guardare tutti negli occhi e chiedere se veramente vogliamo salvare l’Orso bruno marsicano.
Dobbiamo dircelo chiaramente perché non è possibile che tre Orsi muoiano per non aver messo in sicurezza una vasca di raccolta dell’acqua dove 8 anni fa erano morti altri due Orsi nello stesso identico modo.
La responsabilità è veramente di tutti perché continuiamo ad approcciarci a questa specie come se non ne rimanessero solo 50 individui prima della sua definitiva estinzione.
Tutti gli sforzi fin qui fatti vengono vanificati in una sola giornata in cui abbiamo perso il 5% della popolazione.
Vogliamo veramente prenderci la responsabilità di distruggere in 50 anni uno dei più bei risultati dell’evoluzione del nostro Pianeta? Vogliamo veramente far scomparire il simbolo delle nostre montagne?
Ad ogni Orso morto siamo qui a ripeterci che va cambiato passo, che non c’è più tempo da perdere, che tutti devono fare la loro parte… poi passa una settimana e ogni cosa riprende come prima: chi spara a un orso viene assolto in tribunale, la Regione Lazio non limita la caccia nelle zone dove è presente l’Orso e il TAR di Roma non interviene, si progettano nuovi (fallimentari) bacini sciistici o si asfaltano vecchie strade su montagne abruzzesi dove è accertata la presenza del plantigrado, si costituiscono addirittura comitati contro l’Orso e le norme che lo tutelano…
Smettiamola di agire in questo modo. Forse è già troppo tardi, ma proviamo a fare qualcosa. Diamo concretezza a quanto dichiariamo nei convegni.
Attuiamo quanto ci dice chi studia la specie da decenni e diamo un nuovo impulso alla conservazione dell’Orso e del suo habitat.
Come WWF da più di un anno stiamo proponendo gli Stati generali dell’Orso, come momento di rilancio della battaglia per la sua tutela sull’Appennino e sulle Alpi. Mettiamo in campo le forze migliori, ma soprattutto facciamo quanto deve essere fatto, prima che sia troppo tardi.
“Un episodio assolutamente ingiustificabile che danneggia gravemente il patrimonio naturalistico abruzzese e denota inefficienza e superficialità di gestione da parte di chi, investito di responsabilità pubblica, dovrebbe salvaguardare, tutelare, valorizzare aree naturalistiche del nostro paese così preziose per la rarità di flora e fauna in essa custodite, nonché per il relativo indotto turistico che sostiene le economie di questi territori”. A dirlo è Leo Domenico De Rocco, segretario regionale per l’Abruzzo del Movimento Animalista, commentando l’annegamento di tre orsi, due cuccioli e una femmina di dieci anni, trovati morti dal personale del Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm) e dai Carabinieri forestali in una vasca per la raccolta dell’acqua in localita’ “Le Fossette” tra i Comuni di Balsorano e Villavallelonga (L’Aquila). Una “vasca trappola” in cui, già nel 2015, erano morti altri due orsi. Dello stesso avviso il coordinatore regionale Guido Mammarella che ha ribadito come il Movimento Animalista, fondato e presieduto dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla, abbia più volte evidenziato l’urgenza di adottare norme severe per tutelare gli animali e l’ambiente ed impedire, grazie a forme di reale controllo del territorio, il reiterarsi di fatti gravissimi come questo.