La vicenda prende le mosse nel lontano 2018, allorquando, una donna di mezza età, residente fuori regione, affetta da fibromi uterini si rivolgeva al professionista di fiducia al fine di valutare la possibilità di sottoporsi ad un programmato trattamento terapeutico praticato con una tecnica innovativa e non invasiva tanto decantata e pubblicizzata all’ospedale di L’Aquila, onde scongiurare l’intervento chirurgico con la conseguente asportazione dell’utero, cosa che di fatto purtroppo successivamente è avvenuto.
Dopo essersi sottoposta a visita, verificata la fattibilità del trattamento e dopo essere stata inserita nella lista d’attesa, la paziente, nonostante i ripetuti tentativi di contatto con il sanitario, veniva ignorata per mesi dal medesimo e tale ritardo comportava l’asportazione chirurgica dell’utero e delle ovaie presso altro nosocomio, con immaginabili ripercussioni negative non solo evidentemente a livello fisico ma anche psicologico, considerato che la donna non potrà più procreare.
All’udienza preliminare, in occasione della quale la persona offesa si è costituita parte civile con il patrocinio dell’Avv. Prof.ssa Carlotta Ludovici, è stata disposta la perizia medica al fine di verificare il nesso causale tra la condotta omissiva colposa e l’evento.