Ad affidare l’incarico é stata la Procura della Repubblica dell’Aquila: infatti, le indagini e le risultanze dell’autopsia dalla quale sono emerse ferite sul corpo riconducibili a morsi di cane, hanno stabilito la drammatica verità che il giovane operaio che stava tornando a casa a piedi non possedendo un’auto nella serata di giovedì scorso, è stato aggredito ed azzannato da un branco di cani finendo nel canale del fiume Vera dove ha sbattuto la testa perdendo conoscenza e morendo annegato.
I campioni di dna prelevati su cani per stazza e per indole compatibili con le ferite trovate dall’anatomopatologo sul corpo del 36enne che lascia la moglie e due figli di 4 e 7 anni, sono stati inviati ad un laboratorio specializzato. Secondo quanto si è appreso, ci vorranno circa due mesi per conoscere i risultati. Qualora emergessero delle similitudini e se i cani o il cane non fossero randagi, i carabinieri della compagnia di L’Aquila e della stazione di Paganica cercherebbero di rintracciarne il proprietario che finirebbe sotto inchiesta per la cattiva gestione dell’animale. Per ora il fascicolo aperto dal pm Guido Cocco è contro ignoti. Sono state quindi escluse ufficialmente le piste del malore e dell’incidente stradale; l’ipotesi di un omicidio era stata scartato da subito vista l’ottima reputazione dell’uomo.
Alla luce del fatto che sono state completate analisi e verifiche, la salma è stata riconsegnata alla famiglia. I funerali si svolgeranno in Albania. Intanto, intorno alla moglie che aveva dato l’allarme non vedendo rincasare il marito, ed ai due figli di 4 e 7 anni, si sono strette la comunità albanese di L’Aquila e quella di Paganica per azioni di solidarietà e sostegno.