Il 6 aprile non è mai un giorno come gli altri per l’Abruzzo. Anche questa notte sono stati ricordate le oltre 300 vittime del sisma
“I nostri figli non sono responsabili. Ora chiediamo giustizia anche per tutti gli altri“. È questo lo striscione con il quale i familiari delle vittime del terremoto del 2009. Sono passati 16 anni da quella tragica notte e non c’è anniversario che parenti, amici e semplici residenti scendono in piazza per ricordare quelle oltre 300 persone che hanno perso la vita nel sisma.

Centinaia di fiaccole e rose bianche distribuite lungo le strutture di metallo dell’ormai ex Casa dello Studente per commemorare quell’anniversario che mai nessuno avrebbe voluto ricordare. Un terremoto che ancora oggi è nella mente di tutti e che sta portando i familiari a chiedere giustizia. Perché, come è precisato anche nello striscione, molte delle vittime hanno perso la vita per mancanze altrui. E a dirlo è anche l’ultima sentenza nella quale si è deciso di cancellare il 30% del concorso di colpa per il crollo della struttura dedicata agli universitari. Una decisione che riapre il processo e, soprattutto, consente ai parenti e agli amici di sperare.
Terremoto L’Aquila: il sedicesimo anniversario
Sono trascorsi ormai 16 anni da quella notte, ma sembra ieri. La violenta scossa di terremoto e L’Aquila che si è trovata davanti ad un vero e proprio incubo. La Casa dello Studente crollata e altre abitazioni praticamente rase al suolo dal sisma. Giorni di ricerche nella speranza di poter salvare il maggior numero di vite possibile. Poi il bilancio complessivo: 309 vittime. E i nomi di queste persone vengono scandite ogni anno tra il 5 e il 6 aprile.
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Un’occasione per ricordare chi non c’è più, ma anche per chiedere giustizia. Il crollo dell’ormai ex Casa dello Studente si poteva evitare e a dirlo è l’ultima sentenza. La decisione di cancellare il concorso di colpa al 30% rappresenta una svolta per i familiari delle giovani vittime. Da tempo si combatte per chiedere verità e giustizia ed ora sembra che siamo davvero vicini ad una svolta.

Ma una cosa è certa: quelle persone nessuno le riporterà in vita. E nei prossimi anni si continuerà nella notte tra il 5 e il 6 aprile a scendere in strada con fiaccolate e rose bianche per ricordare le vittime magari scegliendo anche un luogo differente.





