L’Aquila, condannato un infermiere: l’accusa è gravissima

La decisione della Cassazione è arrivata nelle scorse ore e ormai non ci sono più dubbi. La condanna conferma che si è trattato di un reato molto grave

La notizia ha fatto il giro dell’Abruzzo in davvero poco tempo e in molti sono rimasti sorpresi dal comportamento di questo infermiere. La vicenda risale al 2019 e a distanza di ormai sei anni si è arrivati alla conclusione definitiva. La Cassazione, infatti, ha rifiutato il ricorso presentato dal 45enne molisano, che ai tempi lavorava all’ospedale di Sulmona, e confermato la condanna emessa nei precedenti gradi di giudizio.

Il martelletto in un tribunale
L’Aquila, condannato un infermiere: l’accusa è gravissima (Pixbay) – abruzzo.cityrumors.it

La sentenza mette la parola fine ad una vicenda che ha tenuto banco per diverso tempo. Il processo in questi sei anni ha svolto i tre gradi di giudizio ed alla fine la Cassazione ha deciso di confermare la condanna arrivata in Corte d’Appello e rigettato il ricorso presentato dallo stesso infermiere. Il capitolo è definitivamente chiuso e la pena conferma che quanto fatto è assolutamente illegale.

La ricostruzione dell’accaduto

Per capire meglio quanto succedeva all’ospedale di Sulmona dobbiamo fare un passo indietro e arrivare al 2019 quando all’ospedale di Sulmona ci sono stati dei movimenti molto particolare. L’infermiere, infatti, sfruttando il suo ruolo avrebbe falsificato alcune ricette che gli avrebbero consentito di ritirare in farmacia dei medicinali a base di fentanyl.

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Dei ritiri sospetti che hanno portato i carabinieri ad effettuare delle verifiche. Le perquisizioni hanno portato alla luce una truffa ai danni dello Stato per circa 22mila euro e così è scattata la denuncia. Un lungo processo che si è concluso proprio nei giorni scorsi con la sentenza da parte della Cassazione.

Infermiere impegnato nelle ricette
La ricostruzione dell’accaduto (Pixbay) – abruzzo.cityrumors.it

In primo grado la condanna era stata di quattro anni e due mesi. Una pena rivista in secondo dove si è deciso di ridurre gli anni (passati da quattro a due), ma di confermare i 60 giorni. Una sentenza ritenuta giusta anche dalla Cassazione. I giudici, infatti, hanno rigettato il ricorso presentato dall’uomo perché ritenuto inammissibile. Una decisione che mette fine ad una vicenda durata per diverso tempo e che ora ha visto la parola fine. Naturalmente il fatto rappresenta anche una sorta di precedente e non è da escludere che in futuro in altre vicende simili si possa arrivare anche a condanne come queste.

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