Il Guerriero più famoso d’Abruzzo e simbolo di un’intera regione: arriva la notizia che non ti aspetti

Il famoso “Guerriero di Capestrano” è finito al centro di un’inchiesta giornalistica per accertare la vera natura del manufatto. La dottoressa Federica Zalabra non ci sta.

Il “Guerriero di Capestrano” è uno dei reperti storici più formidabili che siano mai stati rinvenuti in Abruzzo. Sin da quando venne ritrovato, in modo del tutto casuale, da un contadino nel 1934, divenne il fulcro di una serie di studi che portarono a scoperte archeologiche di grande importanza. La statua del Guerriero, custodita oggi presso il museo archeologico nazionale d’Abruzzo, a Chieti, è però diventata il pomo della discordia.

È UN FALSO foto stradadeiparchi
È UN FALSO? foto stradadeiparchi abruzzo.cityrumors.it

Attorno al Guerriero infatti, negli ultimi anni si è accesa un’aspra diatriba, che ultimamente ha finito con lo sfociare pure sul legale, tra chi mette in mezzo la Costituzione italiana e chi non trova giustificazione nelle azioni d’inchiesta messe in atto. La diatriba in questione, vede da una parte il regista Alessio Consorte e dall’altra la dottoressa Federica Zalabra, Direttore Regionale dei Musei d’Abruzzo.

La verità del Guerriero

Era il 23 giugno 2022. Quel giorno, il regista Alessio Consorte, fece un passo che si sarebbe poi rivelato molto più determinante e scostante di quanto immaginato. Durante la realizzazione del suo docufilm d’inchiesta “Il Guerriero mi pare strano”, Cortese inoltrò una richiesta al museo nazionale archeologico di Chieti, per analizzare con tecnica XRF i pigmenti e la pietra del Guerriero di Capestrano nonché del torso femminile noto come “dama”.

La notizia che non ti aspetti foto stradadeiparchi
La notizia che non ti aspetti foto stradadeiparchi abruzzo.cityrumors.it

Come precisa Consorte, tale richiesta avrebbe avuto lo scopo di “comprendere la composizione chimica dei pigmenti” e si sarebbe trattato di “un’operazione preliminare e a titolo gratuito per il Museo”. Inoltre, sarebbe servita al regista, per accertare l’autenticità e la veridicità dei manufatti, processo già avviato col docufilm. E così, anche una seconda richiesta venne inviata al museo, il 19 ottobre 2023.

Bisognò aspettare fino al 24 ottobre 2023, data in cui una missiva a firma della Dott.ssa Federica Zalabra, negava la richiesta di Cortese, giustificando la scelta con questo motivo:”tali indagini sono state già effettuate a più riprese sul colore, sulla pietra, sulle stuccature della prima e seconda fase di restauro e sulle parti in cui l’alterazione della pietra risultava più consistente”. Consorte decise però di non demordere.

Non passò infatti molto tempo prima che, tramite l’avvocatessa Loredana Di Mattia, Consorte richiedesse dunque di poter aver accesso alle analisi già effettuate, richiesta nuovamente rigettata con una missiva del 2 febbraio 2024, in cui si riteneva che l’unica giustificazione per il rilascio di tale documentazione, fosse legata a un bisogno di Consorte, per il completamento del docufilm. Sarà adesso il TAR a doversi pronunciare sulla faccenda.

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