Terremoto giudiziario sul CAM: 21 persone, inclusi sindaci e dirigenti, a processo per un presunto danno erariale da 19 milioni di euro. L’accusa: mala gestione
Un fulmine a ciel sereno squarcia la Marsica, un terremoto giudiziario che scuote le fondamenta del Consorzio Acquedottistico Marsicano, il CAM. La Corte dei Conti ha messo sotto accusa ben 21 persone in un maxi-processo che parla di presunto danno erariale da 19 milioni di euro.

Una cifra da capogiro, un buco nero che getta un’ombra pesantissima sulla gestione passata dell’ente. Ex amministratori, sindaci, dirigenti e revisori: nessuno escluso, tutti chiamati a rispondere di una presunta “cattiva gestione finanziaria” protrattasi per un decennio, tra il 2007 e il 2017.
La Procura contabile non usa mezzi termini, l’accusa è chiara come un’acqua cristallina: i vecchi vertici del CAM avrebbero continuato a gestire la società nonostante il patrimonio netto fosse in rosso. Avrebbero cercato di nascondere le perdite con operazioni contabili scorrette, un vero e proprio “gioco di prestigio” sui numeri.
E la cosa più grave: avrebbero omesso la liquidazione o la ricapitalizzazione, nonostante l’azzeramento del capitale fosse già un dato di fatto nel lontano 2015. Solo nel 2017, la nuova governance, con un colpo di spugna impietoso sulla verità, ha registrato rettifiche per oltre 43 milioni di euro, rivelando errori contabili che affondavano le radici almeno fino al 2012. Un’eredità pesante, un conto salatissimo che ora qualcuno dovrà pagare.
L’udienza in programma
L’udienza è già fissata, segnatevi la data: 16 dicembre 2025. Il presidente della Sezione giurisdizionale regionale per l’Abruzzo della Corte dei Conti, Bruno Domenico Tridico, ha dato il via alla battaglia legale. I convenuti avranno tempo fino al 25 novembre per costituirsi in giudizio e depositare le loro memorie difensive.

E i nomi sul banco degli imputati sono di quelli pesanti: a giudizio anche l’assessore della Regione Abruzzo con delega al Bilancio, Mario Quaglieri, e l’attuale sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio. Un segnale forte, che la giustizia non guarda in faccia nessuno. Archiviate, invece, le posizioni di Paolo Pagliari, Lorenzo De Cesare e Ferdinando Boccia.
Sul fronte delle difese, la battaglia è già accesa. Sono state depositate numerose memorie, ognuna con la sua strategia per scagionare gli imputati. Alcuni invocano la prescrizione, il “tempo che guarisce le ferite” anche legali. Altri, con un colpo di coda, rivendicano di aver agito per il risanamento del consorzio, portando come prova anche il tentativo – poi respinto – di accesso a un concordato preventivo nel 2013.
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Altri ancora puntano il dito sull’assenza di deleghe gestionali, attribuendo la responsabilità alle scelte fatte dall’assemblea dei soci pubblici, cercando di spostare il peso su altre spalle. La verità è un puzzle complesso, e la Corte dei Conti è pronta a svelare ogni pezzo di questo intricato scandalo. La Marsica trattiene il fiato, in attesa di un verdetto che farà la storia.





