L’Aquila. Il sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila, Simonetta Ciccarellli, ha concluso le indagini relative a presunti fittizi certificati medici attestanti malattie inesistenti a carico di un dipendente di una società di costruzioni aquilana con l’obiettivo di ottenere i relativi sussidi.
Sotto inchiesta sono finiti la professoressa R.R., nella sua qualità di medico presso il servizio psichiatrico universitario di diagnosi e cura della Asl del capoluogo, F.R.C. e il figlio M., oggi 23enne. I tre sono accusati, a vario titolo, di truffa e falso in atto pubblico.
Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri a seguito di una denuncia querela presentata dall’imprenditore nel marzo 2013 che nell’esposto aveva ravvisato una presunta truffa aggravata. Il dipendente aveva lavorato per la società nel 2012. Ascoltato dal suo ex datore di lavoro il giovane, secondo quanto venne riportato nella denuncia, aveva sostenuto che i certificati non erano mai stati da lui richiesti, lo aveva fatto la madre, e non era stato visitato da alcuno.
Il titolare della società depositò ai militari dell’Arma i diversi certificati medici pervenutigli che attestavano patologie per le quali erano stati necessari una quarantina di giorni di malattia. A redigere quei certificati era stata la professoressa R., amica della madre del giovane. Sembrerebbe che sia stata la donna a consegnare le domande di sussidio di disoccupazione per il figlio direttamente agli organi preposti. Nell’esposto, tra l’altro, veniva segnalato come la società versasse in una situazione economica problematica e pertanto avrebbe subito un grave danno per versamento di somme altrimenti non dovute. Gli indagati, ora, hanno 20 giorni di tempo per essere ascoltati o produrre memorie difensive al pm. La decisione finale spetterà al gip.