L’Aquila. “Il fatto non sussiste”. Si è chiuso con tre assoluzioni con formula piena il processo al tribunale di Roma per il corteo di cittadini aquilani del 7 luglio 2010, quando in 5 mila provenienti dal capoluogo invasero la “zona rossa” dei palazzi delle istituzioni della Capitale per chiedere un’accelerazione alla ricostruzione post-sisma e sostegno all’economia terremotata.
Si tratta di un aquilano, Francesco Camizzi, 25 anni e due romani, Gabriele Contenti e Giovanna Cavallo, accusati a vario titolo i resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata perchè in concorso e violazione delle leggi sulla pubblica sicurezza.
Al ragazzo aquilano e a quello romano era stata contestata la resistenza alle forze dell’ordine schierate all’inizio di via del Corso: sono accusati di aver spintonato e pressato per forzare il blocco e spostare indebitamente la manifestazione da piazza Santi Apostoli, dov’era stata autorizzata, fino a Montecitorio e a Palazzo Chigi. Contestata anche l’aggravante di essere stati in più di dieci e aver lanciato corpi contundenti, come l’asta di una bandiera.