Secondo il luminare nel campo delle costruzioni in aree sismiche, nulla di omissivo può essere addebitato ai due imputati, l’ingegnere aquilano Fabrizio Cimino, 50 anni, e Fernando Melaragno, 63 anni molisano. Entrambi sono accusati di omicidio colposo plurimo e lesioni in riferimento a presunti errori nella ristrutturazione del palazzo. Alla base dell’accusa, la perizia del pm in cui si sostiene che il palazzo, essendo stato realizzato in cemento armato, non sarebbe dovuto implodere dopo il sisma del 6 aprile ma avrebbe dovuto comunque resistere, come è avvenuto per altri edifici molto più vecchi. In particolare, sotto la lente di ingrandimento, sono finiti i lavori di manutenzione del 2002. Ai due imputati si contestano la mancata esecuzione di prove di carico e la mancata valutazione di adeguatezza statica e sismica dell’intero edificio situato in zona Villa comunale. Ma per Braga i lavori eseguiti dagli imputati erano relativi alla protezione di 8 dei 36 pilastri dell’edificio per i quali non occorrevano nuovi calcoli strutturali. Non per il pm Picuti, il quale ha chiesto ed ottenuto una consulenza terza. L’udienza per il conferimento dell’incarico è stata fissata per l’11 dicembre.
Nella vicenda è coinvolto anche Filippo Impicciatore, 81 anni, di Perano (Chieti), imputato in quanto fu uno dei costruttori dell’edificio realizzato nel 1961 insieme ad altre persone che sono decedute e che pertanto non entrano nel processo penale a prescindere dall’aspetto risarcitorio. Tuttavia, Impicciatore è residente in Venezuela, quindi non è stato possibile notificargli l’atto. La sua posizione resta stralciata. L’udienza per quest’ultimo è stata fissata per il 28 gennaio. L’accusa è quella di avere utilizzato materiale scadente, calcestruzzo di scarsa qualità, “che presenta valori di gran lunga inferiori sia a quanto indicato nel progetto sia alla comune prassi dell’epoca della costruzione”.