La Polizia di Stato, inoltre, ha operato tutta una serie di controlli documentali e testimoniali, supportando con ulteriori casi concreti l’ipotesi investigativa ed eseguendo altre 6 ordinane di custodia cautelare agli arresti domiciliari.
Tra gli arrestati, oltre a cittadini extracomunitari che vivono nella Marsica, anche diversi imprenditori agricoli e i titolari di una società di “intermediazione” compiacenti. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, è stata condotta dai militari della Compagnia Carabinieri di Avezzano e dalla Squadra Mobile della Questura de L’Aquila, supportate, in fase esecutiva, dagli agenti del Commissariato di Avezzano, dai militari delle Compagnie Carabinieri della Provincia e del Reparto Operativo di L’Aquila, da rinforzi provenienti dal Comando Legione Carabinieri Abruzzo, da unità cinofile antidroga e da un elicottero del Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pratica di Mare. In totale, 150 Carabinieri e 30 agenti di Polizia.
Come ha spiegato il colonnello Savino Guarino, comandante provinciale dei carabinieri, dalle indagini è emersa una ben articolata organizzazione composta da imprenditori agricoli del Fucino e da cittadini extracomunitari marocchini. Si parla di centinaia di pratiche per far ottenere a cittadini l’agognato ‘visto’ di ingresso in Italia sulla base di un fittizio rapporto di lavoro come braccianti agricoli nelle aziende compiacenti. Per giungere in Italia i marocchini pagavano non meno di 7 mila euro ma poi si ritrovavano quasi sempre disoccupati. “E’ per questo che molti di loro” ha aggiunto il dirigente della Squadra Mobile, Fabio Ciccimarra “si rivolgevano a noi per sporgere querela”.
“Le indagini di carabinieri e polizia” ha proseguito il colonnello Savino “si sono svolte in perfetta sintonia. Gli investigatori hanno scoperto che il ruolo chiave era svolto dalla società cooperativa “Co.magri”, che fungeva da intermediaria.
Nelle figure apicali di intermediazione coinvolte nell’associazione per delinquere c’erano anche dei marocchini che si prodigavano per assumere i contatti con gli imprenditori agricoli compiacenti i quali mettevano a disposizione le loro aziende per le illecite finalità e per far ottenere agli extracomunitari il visto di ingresso. Per chi riusciva a trovare lavoro come bracciante, e comunque in nero, la paga era di 10-20 euro al giorno. Su questo fronte sarà l’Agenzia delle Entrate a fare le opportune verifiche.
L’indagine , condotta dal pm dell’Aquila Mancini, nasce da alcuni controlli sul territorio condotti dai carabinieri e da una costola dell’operazione antidroga ‘Casablanca’ conclusa lo scorso gennaio.
Restano da identificare cinque indagati. L’ultimo è stato preso a Lesina (Foggia) proprio questa mattina.