A richiederla sono stati i legali degli imputati, gli avvocati, Paolo Vecchioli, Angelo Colagrande e Riccardo Lopardi, senza trovare l’opposizione del pm Fabio Picuti e degli avvocati di parte civile. Su questo aspetto, il giudice del Tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco si è riservato di decidere. Sempre Grieco ha escluso dall’elenco delle costituzioni di parte civile, il condominio crollato “Ardizzi” rappresentato da 14 inquilini. Il primo teste (quale parte offesa) ascoltato e’ stato l’avvocato Ettore De Paulis, che in via Gabriele D’Annunzio aveva lo studio legale. L’uomo ha raccontato che “nel garage dello stabile c’erano ferri scoperti nelle colonne, anche arrugginiti, cosa che ha portato alla decisione, dopo una riunione condominiale, di far fare dei lavori. Fu scelto l’ingegnere Cimino perché proprietario di un appartamento nel condominio e quindi pensavamo che avrebbe fatto le cose in modo migliore”. Dopo di lui è stato sentito l’ingegnere Franco Marino, genero e cognato di tre delle vittime del crollo della palazzina, che nel dicembre 2000 si interessò su richiesta del suocero, Giuseppe Lippi, delle problematiche dello stabile: “Visto i segni del cattivo stato dei pilastri, gli consigliai di far fare un’analisi approfondita e lavori di consolidamento. A giugno 2001, 6 mesi dopo aver scritto una lettera all’amministratore del palazzo, venne fatto un preventivo per degli interventi localizzati per ogni pilastro danneggiato. Non ho mai visto un progetto o un certificato di sicurezza a seguito dei lavori – ha aggiunto il teste -. Erano almeno 6 le colonne in cattivo stato di conservazione che presentavano un distacco del copriferro negli spigoli. Il cemento esterno – ha concluso Marino – si era staccato e si vedeva il ferro che si era ossidato”. L’udienza è stata aggiornata al 25 novembre con l’audizione degli ultimi 3 testi del pm e dei suoi consulenti.