Terremoto%2C+presidente+Ingv%3A+%26%238216%3BEvoluzione+naturale+del+sisma+dell%26%238217%3BAquila%26%238217%3B
abruzzocityrumorsit
/cronaca/cronaca-laquila/333373-terremoto-presidente-ingv-evoluzione-naturale-del-sisma-dellaquila.html/amp/

Terremoto, presidente Ingv: ‘Evoluzione naturale del sisma dell’Aquila’

L’Aquila. La sequenza sismica in corso nell’Italia centrale “é l’evoluzione naturale dell’evento iniziato con il terremoto de L’Aquila” del 2009.

Lo ha detto il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni, in un incontro organizzato dalla Stampa estera.

“Il caso dell’Aquila -ha proseguito il geologo- ci ha insegnato tantissimo sui terremoti, abbiamo potuto studiare i fenomeni che lo hanno provocato”.

Nel terremoto de L’Aquila, ha detto ancora, “ci fu una fase preparatoria, un periodo di scosse minori fino all’evento che ha provocato la terribile scossa del 6 aprile del 2009”, mentre “nel caso di Amatrice non ci sono state scosse precedenti”.

Si sviluppano “terremoti più energetici” dove c’è “una tettonica attiva ma le faglie sono più bloccate” ha continuato Doglioni che ha sottolineato l’importanza dei “dati ricevuti dai satelliti Sentinel, Cosmo-SkyMed e Alos” sono, ha detto, “dati importanti per vedere e studiare le distorsioni del terreno” e capire “cosa è avvenuto”

Per Daniela Pantosti, che dirige la Struttura Terremoti dell’Ingv, il primo elemento ad accumunare i due eventi è “la stessa zona geografica”.

In occasione del sisma de L’Aquila si era attivata la faglia di Campotosto, ha spiegato Pantosti, e la sequenza che si è attivata dal 24 agosto si localizza subito a Nord rispetto a quella faglia.

“Resta comunque – ha osservato – uno spazio fra la rottura avvenuta nel sisma de L’Aquila e quella dell’evento più meridionale della sequenza del 24 agosto”, localizzato nell’area di Amatrice. “La connessione geografica c’è – ha detto ancora la sismologa – ma non possiamo parlare di una sequenza”.

Quello che si può dire, ha aggiunto Pantosti, è che “un terremoto grande come quello de L’Aquila ha seriamente perturbato una parte importante della crosta terrestre, ma nel giro di due anni la situazione è tornata nei normali livelli di deformazione, anche se non siamo in grado di quantificare quanto accade in profondità”.