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Terremoto L’Aquila, parla l’esperto: la scossa era prevedibile

L’Aquila. “Il terremoto del 6 aprile dell’Aquila che ha avuto una magnitudo di 6.3 della scala Richter non è da considerarsi come evento eccezionale, si è trattato di un terremoto che si può attendere normalmente in questa regione con un periodo di ritorno, minore ai 475 anni, direi dai miei calcoli ogni 325 anni. Si è tratto di un evento prevedibile anche nella magnitudo, la storia e le carte ce lo insegnano”.

Ad affermarlo è il professore Luis Decanini, esperto di fama internazionale, ordinario presso il Dipartimento di Scienze delle costruzioni presso l’Università La Sapienza di Roma, consulente del pm Fabio Picuti titolare della maxi-inchiesta sui crolli degli edifici pubblici e privati a seguito del devastante sisma del 6 aprile di due anni fa, nel corso della propria audizione nel processo sul crollo del Convitto nazionale in cui sono morti tre minorenni per il quale sono indagate due persone.

Decanini ha sottolineato come l’evento sismico dell’Aquila, se accaduto in Cile o in Argentina “non avrebbe avuto conseguenze perché in quei Paesi si costruisce meglio”. Proseguendo nella sua analisi, l’esperto che ha sulle spalle un migliaio di pubblicazioni scientifiche “fino ad oggi mai smentite dalla comunità scientifica” sui terremoti e sugli effetti negli edifici, ha evidenziato come nella zona del centro storico l’intensità del sisma abbia raggiunto nel momento del sisma i nove gradi della scala Mercalli (unità di misura ancora molto utilizzata nell’ambito scientifico) mentre ad Onna è stata registrata una intensità pari al decimo grado della scala Mercalli con un’accelerazione di 0,37g, inferiore a quella registrata nel centro storico che e’ stata di 0,21g.

“Se l’evento sismico dell’Aquila” ha detto ancora Decanini “fosse durato qualcosa come 10-15 secondi di più la situazione poteva peggiorare sotto tutti i punti di vista”. L’esperto ha infine aggiunto come la vicinanza della componente ondulatoria con quella sussultoria dell’evento, ha fatto si che la gente non potesse scappare e mettersi in salvo.