L’operazione, coordinata dal dirigente della Divisione Anticrimine della questura del capoluogo, e’ scattata alle prime luci di stamani e vede l’impiego di personale della stessa questura, del commissariato di Avezzano, della Compagnia Guardia di Finanza di Avezzano, del Compartimento della polizia stradale di L’Aquila, del Nucleo prevenzione crimine di Pescara, del Reparto mobile di Roma e di unita’ cinofile specializzate nella ricerca di armi, droga e denaro. Dalle indagini sarebbe emerso che quanto posseduto dalla famiglia – di cui alcuni componenti sono gravati da precedenti di polizia – sia frutto di attivita’ illecite. I dettagli dell’operazione verranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terra’ alle ore 11.00 presso la “Sala Calvitti” della Questura.
La famiglia, che ha origini rom, coinvolta nell’operazione, fa capo a Silvio Ferdinando. Su alcuni dei suoi componenti – come ha spiegato la dirigente della Divisione Anticrimine della questura de L’Aquila, Gabriella Ligregni, gravano pesanti precedenti di polizia. In particolare, il sequestro ha riguardato due ville ad Avezzano, due appartamenti nello stesso Comune e un terreno ubicato a Ferentino (Frosinone). All’operazione hanno collaborato anche le questure di Frosinone, Milano, Siena e Bologna dove hanno sede legale alcuni istituti bancari presso i quali sono stati bloccati alcuni rapporti finanziari, come avvenuto anche in alcuni uffici postali. La misura di prevenzione patrimoniale ha dunque colpito i beni degli appartenenti ad un unico nucleo familiare, alcuni dei quali gia’ conosciuti per reati contro il patrimonio e in materia di stupefacenti.
Dopo gli accertamenti voluti dal questore il Tribunale (presidente il giudice Grieco) ha ritenuto i componenti la famiglia Ferdinando, almeno alcuni di loro, socialmente pericolosi, solitamente dediti a traffici delittuosi e con un tenore di vita tale da far ritenere che vivevano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attivita’ illecite. L’attivita’ di indagine patrimoniale trae origine proprio dall’analisi dei comportamenti e del tenore di vita degli indagati da parte del Commissariato di Avezzano diretto dal vice questore Paolo Gennaccaro, presente alla conferenza stampa con Alessandro Gini, capo di Gabinetto del questore. Il lavoro certosino di riscontro incrociato dei dati acquisti effettuato sia dall’Anticrimine che dal commissariato di polizia, oltre alla Compagnia della Guardia di Finanza di Avezzano, ha permesso di accertare la sussistenza di una notevole sproporzione tra i redditi dichiarati, spesso pari allo zero, ed il valore dei beni nell’effettiva disponibilita’ della famiglia rom i cui membri non risultano svolgere attualmente alcuna attivita’ lavorativa.
Il valore complessivo degli immobili posti sotto sequestro supera il milione e duecento mila euro, somma alla quale vanno aggiunti numerose auto e beni di valore tra denaro contante e diversi oggetti in oro. La stima definitiva deve essere ancora quantificata poiche’ le perquisizioni non sono terminate. I destinatari della misura patrimoniale temendo provvedimenti di sequestro gia’ applicati a loro parenti residenti ad Avezzano, a Frosinone e a Roma – e’ stato spiegato durante l’incontro con la stampa – hanno tentato vanamente di occultare il patrimonio immobiliare (ad esempio costituendo un fondo patrimoniale) e schermando la propria disponibilita’ economica (scegliendo, sempre ad esempio, di utilizzare numerose autovetture a noleggio anziche’ acquistarle, nonche’ utilizzare macchine intestate a terzi ma avendone la piena disponibiolita’. Il recupero dei beni acquisiti grazie alle ativvita’ illecite – e’ stato sottolineato dagli investigatori – permette di riaffermare la legalita’ nella collettivita’ marsicana.
Agli uomini della Guardia di Finanza della Compagnia di Avezzano, come ha sottolineato il comandante, il capitano Giovanni Marra, e’ stato affidato dal questore il compito di ricostruire tutto il flusso finanziario con numerosi riscontri incrociati dai quali e’ emersa in tutta la sua evidenza la non conciliabilita’ tra i redditi dichiarati dai componenti la famiglia avezzanese con il loro tenore di vita. I villini e gli appartamenti sequestrati erano sfarzosi e molto simili a quelli dei Casamonica, quindi con arredi di estremo lusso, piscina, solarium, recintati con marmo e ferro battuto ed anche provvisti di videosorveglianza. E’ la prima volta che a L’Aquila viene eseguita una misura patrimoniale su proposta del questore il quale, ha spiegato la dirigente Gabriella Ligregni, allo scopo di contrastare in maniera piu’ efficace la macro-criminalita’, ha ritenuto di costituire un anno fa la sezione misure patrimoniali in seno alla divisione anticrimine della questura.