La notizia è apparsa sul quotidiano La Repubblica, dove Giuseppe Caporale parla di “una serie di telefonate e incontri dimostrerebbero che il clan dei casalesi sarebbe entrato nella ricostruzione de L’Aquila grazie all’aiuto di un senatore del Popolo delle Libertà che ora è sotto inchiesta. Si tratta di Filippo Piccone, coordinatore regionale del partito di Berlusconi e imprenditore. Il suo nome adesso è iscritto nel registro degli indagati nell’ambito di un’inchiesta per associazione di stampo mafioso”. Per gli inquirenti Piccone sarebbe stato il “contatto” attraverso il quale l’azienda del clan, di cui non si fa il nome, si sarebbe inserita nella ricostruzione e avrebbe iniziato a lavorare nel capoluogo abruzzese. Nelle telefonate intercettate, girate alla Procura antimafia aquilana, gli uomini legati al clan parlerebbero di un appuntamento con il senatore Piccone per sbloccare i lavori da ottenere nell’ambito della ricostruzione post-sisma a L’Aquila. Giuseppe Caporale, nel suo articolo, ricorda che Piccone sarebbe coinvolto in altre due inchieste della Procura di Pescara e de L’Aquila. Il nome del senatore è presente anche “al centro del memoriale consegnato alla procura di Pescara dall’ex moglie dell’onorevole Sabatino Aracu (Pdl). La donna accusò Piccone di aver comprato la candidatura con 600 mila euro consegnati al marito e a Fabrizio Cicchitto. La Procura di Pescara archiviò per insufficienza di prove. Una delle aziende di Piccone è poi coinvolta in un’indagine sul riciclaggio di denaro proveniente dalla malavita organizzata portata avanti dalla procura di Avezzano che riguarda la realizzazione di un centro commerciale”. Il nome di Piccone ricorre, senza essere indagato, in quasi tutte le inchieste che, negli ultimi anni, colpiscono esponenti del partito di Berlusconi in Abruzzo. Caporale conclude l’articolo affermando che le aziende di Piccone hanno “lavorato per la realizzazione delle 4900 case del Governo per i terremotati, ottenendo due sub-appalti per un valore complessivo di due milioni di euro”. Ovviamente una di queste aziende (Korus srl) ha la sede a Latina, con un capitale sociale di 10.400 euro e come amministratore e socio unico risulta lo stesso Filippo Piccone.
L’avvocato Milo smentisce: “Piccone non è indagato”. L’avvocato Antonio Milo, legale del senatore Piccone, ha smentito il coinvolgimento del coordinatore regionale del Popolo della libertà in un’indagine sulla ricostruzione de L’Aquila. Il legale ha spiegato che “il senatore non è indagato per i fatti che sono apparsi sulla stampa, la notizia è infondata e smentita dallo stesso magistrato capo del pool. Se non c’è nessun procedimento penale pendente a suo carico – ha continuato l’avvocato Milo – evidentemente non ci potrà essere neanche un’intercettazione. Il magistrato ha smentito l’esistenza di una formale l’iscrizione nel registro degli indagati”.
La reazione alla notizia di Silvio Paolucci, segretario regionale del Partito Democratico. “La notizia dell’eventuale inchiesta sul senatore Piccone, ove confermata, sarebbe la più inquietante che potesse arrivare sulla ricostruzione. Prendiamo atto della smentita del senatore Piccone, ma l’opinione pubblica si aspetta una smentita della Procura perché Piccone non è un personaggio qualunque: è un senatore della Repubblica, è il coordinatore del maggior partito di governo, lo stesso partito del commissario Chiodi nelle cui mani è racchiuso un potere immenso e discrezionale. Attaccare un giornalista che fa il suo mestiere è semplicemente inaccettabile. E nel frattempo rimane il nodo vero: quello di garantire con i fatti una ricostruzione trasparente, rapida, pulita, senza ombre né ambiguità. Da troppo tempo ormai la nostra voce è quasi isolata nelle istituzioni ma con un sempre più forte sostegno popolare, chiediamo che si scriva subito la legge sulla ricostruzione, che noi riteniamo essere indispensabile per garantire trasparenza e partecipazione e costruire un argine contro le infiltrazioni delle malavite. La politica dei commissari porta invece a questi risultati: troppe volte in questi due anni ci siamo ritrovati a denunciare ombre e sospetti attorno alla pessima gestione del centrodestra. È il momento di voltare pagina e di non perdere altro tempo. A questo punto il Pdl dica una volta per tutte perché non vuole la legge sulla ricostruzione”.
L’Odg su caso Piccone. Il diritto del senatore Filippo Piccone di difendere in ogni sede la propria onorabilità è fuori discussione, così come è fuori discussione il suo diritto di replicare agli articoli di stampa che riguardano la sua persona o di chiedere la rettifica di eventuali notizie inesatte.
Meno apprezzabile, invece, è che lo stesso senatore, nel corso della conferenza stampa convocata ieri, si sia lasciato andare ad apprezzamenti “personalizzati” su giornalisti e testate, ipotizzato l’esistenza di generici circuiti mediatici ostili a lui e alla sua parte politica, minacciando di rivelare informazioni scottanti in suo possesso.
Se il senatore Filippo Piccone ha elementi per denunciare fatti e situazioni gravemente lesivi dell’autonomia professionale dei giornalisti, o se conosce situazioni e circostanze che possono inquinare gravemente il diritto dei cittadini ad una libera informazione, dica quello che sa, ma adesso. Altrimenti, è lecito sospettare che il ricorso allusivo a dossier che però non si svelano mai, altro non sia che fumo gettato negli occhi della pubblica opinione, al solo scopo di evitare la pubblicazione delle notizie sgradite.