Vennero poi gli anni ’90 e l’allora Direttore del Parco, Franco Tassi, dopo anni di battaglie giudiziarie ottenne che a quello “scandalo” si mettesse definitivamente fine; ma, purtroppo, poi fu egli stesso a decidere di salvare due delle 33 “villette” dello scandalo (evidentemente per lui, se era il Parco ad utilizzarle il danno era ritenuto accettabile)’.
Lo dichiara Franco Zunino, Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness e precursore degli studi sul campo dell’Orso marsicano.
‘Oggi lo scandalo prosegue, perché una di quelle villette, che inizialmente ed idealmente doveva essere un rifugio per il servizio di guardiania e/o punto appoggio per studiosi, da qualche mese è stata consegnata al Comune proprietario dei suoli (Lecce nei Marsi) ed è divenuta un centro di sviluppo ed attrazione turistica che ogni serio ambientalista dovrebbe definire scandaloso per tre semplici ragioni:
1. E’ prossima (poche centinaia di metri!) ad una zona di svernamento dell’Orso marsicano.
2. E’ prossima (poche centinaia di metri!) ad una zona gestita come Riserva Integrale (ovvero di massimo rispetto) per il suo alto valore ambientale/naturalistico dopo la sua assunzione in gestione da parte del Parco Nazionale.
3. E’ prossima (poche centinaia di metri!) ad alcuni dei pochi siti adibiti a coltivazioni a perdere per favorire l’alimentazione dell’Orso marsicano (ma che oggi serviranno perlopiù come specchietti di richiamo per soddisfare i turisti che pagano dai 30 ai 50 Euro al giorno per poterli osservare. Duplicando qui un problema che danni già esiste in un altro luogo del Parco, sempre servito da un rifugio riservato a pochi eletti che ne traggono business per soddisfare il desiderio di pochi turisti danarosi!).
Nonostante questo, quella villetta è stata trasformata in rifugio per turisti e data in concessione ad una cooperativa che per finalità turistico economiche (non è organizzazione dell’Ente Parco) la utilizza per introiti economici. Quel luogo è quindi divenuto, di fatto ma anche legalmente, una risorsa che appartiene a tutta la collettività nazionale ma che, senza riguardo per gli interessi dell’Orso marsicano, è stato concesso a poche persone per favorire il turismo, ma anche per mero interesse economico di una cooperativa privata non appartenente al paese di Lecce.
E tutto il mondo ambientalista TACE’, tuona Zunino.
‘Ancora una volta un esempio di come in Italia tutto ciò che non è caccia è… ecologia! Anche il turismo di massa e, peggio, anche quello più sottilmente infiltrato e dannoso mascherato da ecologismo con la scusa dell’educazione ecologica; tutto diviene un “diritto all’ambiente”: diritto sempre dell’uomo e mai della Natura! Alla parola turismo basta aggiungervi i termini “ecologia”, “educazione” e “rispetto” e TUTTO si può fare: metodo tipicamente italiano del risolvere i problemi semplicemente cambiandogli nome.
Non contenti di aver concesso in uso (il Come di Lecce nei Marsi, ma col tacito o, addirittura – si spera di no-, formale consenso dell’Ente Parco) quel “villino” ad una cooperativa per finalità economiche pur mascherate di ecologismo (in realtà, ripetiamolo, trattasi di mero sfruttamento di un patrimonio Natura che appartiene a tutta la collettività), oggi si apprende che gli sarebbe stato anche concesso l’impiego di un rumoroso generatore di elettricità; alla faccia dei forse non sufficienti pannelli solari, ed alla faccia del disturbo che il rumore può arrecare all’orso, alla fauna tutta ed anche ai visitatori più esigenti.
E, si ribadisce, il mondo ambientalista che vorrebbe salvare l’orso TACE (almeno per quanto noto)’, insiste il segretario AIW.
‘Non si salva l’orso trasformandolo in oggetto turistico: così, o lo si fa fuggire sempre più lontano alla ricerca di luoghi quieti … o lo si addomestica! Il che equivale ad incentivare i già tanti gravi problemi per la sua protezione e sempre più avvicinarlo al rischio di estinzione. Si finirà per portare i turisti a vedere i luoghi dove un tempo viveva l’Orso marsicano! L’importante è, e sarà sempre, fare soldi!
L’ecoturismo è il nuovo nemico dell’orso, già battezzato bearwatching: business col consenso delle autorità del Parco; un business che ha già portato allo sperpero (?) di oltre 10/15 milioni di Euro europei, praticamente in inutili ricerche. Si è certamente creata ricchezza per l’uomo (posti impiegatizzi). Ma, con la scusa di risolvere i problemi per l’orso, di problemi se ne sono creati altri: e così la giostra di una nota vignetta continua a girare, ma a favore dell’uomo e mai dell’orso!
Si tratta di un permissivismo esagerato verso il mondo della città, che soddisfa i propri desideri attraverso il turismo ecologico ancorché indirettamente dannoso per l’Orso, ed un boicottaggio severo verso tutto il mondo rurale che magari non ha sempre amato l’orso, ma che comunque all’orso ha sempre portato indiretti benefici.
La certezza di vedere l’orso, fatta pagare a suon di decine di Euro porterà ad avere sempre più orsi domestici; e sarà come essere in uno zoo ancorché all’aria aperta. Negli USA i pellerossa delle tribù Salish e Kootenay ogni anno chiudono severamente l’accesso ai turisti alle aree delicate per l’alimentazione e la vita dell’orso bruno; noi in questi luoghi i turisti glieli portiamo! L’orso ed il suo habitat trasformati in supermaket del turismo ecologico lautamente remunerativo per pochi (inammissibile privilegio!), pochi che, servono i pochi (altro inammissibile privilegio!) che se lo possono permettere;… e che i proletari si accontentino del Centro Visitatori.
A che serve l’altisonante PATOM e la commissione che lo governa, fatto di autorevoli esperti e funzionari, se poi si consente questo scandalo? O per loro solo i cacciatori sono i nemici dell’orso?
Il Rifugio del Passo del Diavolo, su una strada Statale di accesso al Parco, da decenni è tenuto in un totale e vergognoso abbandono, mentre la villetta inserita in una delle zone più naturalisticamente delicate del Parco è stata adibita al turismo. Una contraddizione che fa a pugni anche con la logica, se veramente si volesse far sì che anche il turismo sia accettato ed accettabile in un Parco Nazionale di così elevato valore quale è quello d’Abruzzo.
Quella villetta va chiusa e smantellata (e così la sua gemella oggi “ecomostro” risparmiato quando lo si doveva abbattere), non permettere che sia mantenuta quale covo di “amici dell’orso” solo perché pagano un fee! “Amici” che in tal caso (ma difficilmente succederà se non ci sarà una protesta corale del mondo ambientalista), certamente strillerebbero per la lesione dei loro diritti all’ambiente. L’orso però apprezzerebbe.
E il PATOM ha il dovere di prendere le parti dell’Orso, non delle agenzie o cooperative turistiche, né tanto meno di occuparsi dei problemi gestionali relativi, che già fin troppi organismi ed uffici curano, e con solerzia, compresi quelli del Parco’, conclude Zunino.