L’Aquila. “La scoliosi colpisce in modo silenzioso: è subdola, non dà dolore. Non esiste una prevenzione vera, ma solo la possibilità di riconoscerla presto, in modo da attuare subito i trattamenti di riabilitazione o di corsetto e diminuire gli interventi: per questo è importante il controllo dei ragazzi in famiglia e nelle scuole”.
Nelle parole del professor Giuseppe Costanzo dell’Università “La Sapienza” di Roma, la sintesi del convegno “Stato dell’arte della scoliosi” svolto oggi all’Auditorium del Parco del Castello dell’Aquila alla presenza di importanti nomi di livello nazionale della diagnosi e cura di questa patologia dell’infanzia e dell’adolescenza.
L’evento è stato organizzato dai medici dell’Università dell’Aquila Daniela Gennaro, direttore sanitario del Centro di cura Salus, e Francesco Bizzarri, presidente del Cus, ed è solo il primo step di una vasta campagna informativa che coinvolgerà le scuole con la distribuzione di 15 mila opuscoli, cominciata già oggi.
Presenti, tra l’altro, alcune scolaresche: una quarta e una quinta elementare dell’Istituto dottrina cristiana, con uno dei giovani studenti che è anche intervenuto al dibattito finale con una domanda, e una quinta della scuola “Galileo Galilei” di Paganica.
“Siamo contenti di questa giornata con molte presenze, con tanti giovani delle scuole che siamo riusciti a coinvolgere per creare una sinergia tra le strutture ospedaliere e l’Università, che era il nostro obiettivo primario – ha spiegato la dottoressa Gennaro – È importante far capire alle famiglie quanto sia importante riscontrare questa patologia in età scolare. Distribuiremo materiale nelle scuole per avere più attenzione”.
“Negli anni passati, quando le famiglie non se ne accorgevano, erano i professori di educazione fisica a fare un primo screening dentro le palestre, osservando i ragazzi in tuta e inviando i sospetti agli specialisti – ha rimarcato il dottor Bizzarri – Oggi è importante continuare l’osservazione nelle scuole, vogliamo estendere il controllo a tutte le scuole dell’Aquila”.
“Durante la crescita puberale, quella veloce da 8-10 centimetri in un anno, la colonna si arrotola su se stessa come una scala a chiocciola invece di crescere dritta, le vertebre si torcono – ha illustrato Costanzo nella sua lectio magistralis – La maggior parte dei giovani coinvolti se la cava con ginnastica e corsetto, pochissimi devono arrivare al tavolo operatorio. Il problema è pescare in tempo la curva, a volte questo neanche basta a scongiurare l’intervento, ma almeno ci si arriva meglio”.
A proposito di scuola, un tema significativo, quello degli zainetti degli alunni, è stato affrontato dal professor Paolo Raimondi, già docente dell’Ateneo aquilano e ideatore di un metodo di misurazione della scoliosi che porta il suo nome, autore con il collega Costanzo dell’opuscolo.
“I carichi sono importanti, ma su colonne anormali: in un soggetto senza alterazioni della colonna, il trasporto dello zaino che abbia un peso contenuto è un benessere perché le sollecitazioni permettono che l’osso cresca in maniera più coordinata – ha svelato – Nello zaino bisogna evitare di mettere cose inutili. Abbiamo fatto una ricerca su 3 mila fanciulli, il 30% del materiale che inseriscono non serviva per la scuola”.
Tra gli altri relatori, il il professor Carlo Ruosi dell’Università “Federico II” di Napoli che ha fatto notare che “i genitori non guardano più i propri figli, così passano inosservati segni come gibbi e asimmetrie che sono valutabili solo guardando i ragazzi nudi, infatti molti se ne accorgono al mare. La vera profilassi? Visite precoci, screening scolastici e sportivi, migliorare e rafforzare la comunicazione tra ortopedico e pediatra – ha auspicato – perché il peggioramento è evitabile 9 volte su 10, e ogni volta che un giovane paziente deve essere operato è una sconfitta per il sistema famiglia-scuola-società”.
Per il dottor Alvaro Corigliano, primario del Centro “Don Carlo Gnocchi” di Firenze, “l’uso dei busti è l’unico trattamento in grado di fermare l’evoluzione di una scoliosi. Le forme da prendere in considerazione sono il 5-6 per cento nelle femmine e 1 su 120 nei maschi”.
All’evento ha presenziato anche il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che è medico pneumologo.
“Sono stato entusiasta di questa idea. La scienza medica ci permette di individuare precocemente le sindromi, questo consente di restituire la salute alle persone ed evitare anche costi insostenibili per il sistema sanitario – ha rilevato il primo cittadino – Bisogna imparare a fare una prevenzione attenta, anzitutto attraverso la conoscenza, evitando magari l’informazione su Internet. Comuni come il nostro possono intervenire favorendo screening e incontri con i cittadini, come questo”.
Tra i moderatori, il professor Edoardo Alesse, direttore del Discab, che ha definito “la cosa più bella di oggi la presenza di giovani e giovanissimi che speriamo siano interessati”, il dottor Giorgio Spacca, primario del reparto di Riabilitazione, che ha fatto notare come “avere fatto in questa città questo evento di rilevanza nazionale vuol dire mantenere desta l’attenzione nazionale ed è importante perché ne abbiamo bisogno” e il dottor Stefano Flamini, primario del reparto di Ortopedia, per il quale “è importante conoscere il problema perché quando la scoliosi comincia a fare male è già troppo tardi e per un’ottima prevenzione bisogna coinvolgere tutti”.
L’evento è stato organizzato con il patrocinio della Società italiana di ginnastica medica (Sigm), della Regione Abruzzo, della Provincia e del Comune dell’Aquila, del Dipartimento di Scienze cliniche applicate e biotecnologiche (Discab) dell’Ateneo aquilano, dell’Ordine provinciale dei medici, del Cus L’Aquila e della Osteopathy School, con il contributo di Salus, Sanitaria ortopedica marsicana, Fisioterapy Fondazione Carispaq, Cingoli, Bper e Capitank.