Ma altre decine di migliaia stanno lasciando la città, pur conservando la vecchia residenza. L’aspetto più preoccupante secondo Mancini è il fatto che “si tratta principalmente di famiglie con almeno due figli con meno di 18 anni. Ragazzi che probabilmente taglieranno il cordone con la città per radicalizzarsi e costruirsi un futuro altrove”.
I dati parlano di un esodo di 196 soggetti tra 0 e 18 anni; 220 tra 18 e 30; 516 tra 31 e 65 anni; 77 tra 65 ed 80; 75, infine, gli ultraottantenni.
“Ad andar via” aggiunge il consigliere comunale “sono soprattutto coloro che abitavano nel centro storico (25% del totale), sfiduciati da una ricostruzione materiale mai partita”. Di contro, 505 sono le persone che hanno richiesto la residenza aquilana; di queste il 30% è costituito da stranieri, per lo più legati ai lavori nei cantieri edili nel territorio terremotato.
”Questo significa” conclude Mancini “che sta cambiando anche il tessuto sociale dell’Aquila. Sempre meno aquilani, sempre più stranieri. Non sò se L’Aquila all’orizzonte sarà migliore o meno. Di sicuro sarà una città diversa”.