Celano. Le stroke unit degli ospedali ‘Careggi’ di Firenze e dell’Umberto I di Roma, ‘perle’ dell’eccellenza italiana nel trattamento dell’ictus cerebrale, hanno raccolto l’invito dei colleghi dell’ospedale di Avezzano che, con la SIN (società italiana di Neurologia) e l’ISO (italian stroke organization), hanno organizzato il congresso regionale, svoltosi ieri giovedì 22 ottobre a Celano, incentrato sul tema: “Acute ischemic stroke treatment: the earlier, the better for the patient’.
Personaggi del calibro del prof. Salvatore Mangiafico, dell’ospedale fiorentino e del prof. Danilo Toni, per l’Umberto I della capitale, hanno illuminato i lavori – aperti dal Manager Asl Giancarlo Silveri – portando tutto il peso della loro esperienza.
“L’Abruzzo”, ha detto Toni, “è una delle migliori realtà in Italia poiché ha ospedali che, insieme, riescono a curare attualmente circa il 60% dei malati colpiti dalla malattia. Risultati che sono molto lontani in regioni come, ad esempio, il Lazio dove le strutture specializzate sono 5 e che dovrebbero invece essere 25 in base ai parametri”.
In Abruzzo l’ospedale di Avezzano, negli ultimi anni, ha fatto passi da gigante, al punto da aver più che raddoppiato il numero delle trombolisi, trattamenti piuttosto complessi con cui si scioglie il coagulo di sangue che determina l’ostruzione dell’arteria e quindi l’ictus.
L’esecuzione di una trombolisi, per la sua efficacia e soprattutto per la rapidità con cui va messa in atto, rifugge dall’improvvisazione e, al contrario, richiede, oltre a mezzi adeguati, un’esperienza consolidata e un grande gioco di squadra tra i reparti coinvolti.
I numeri della stroke unit dell’ospedale di Avezzano parlano chiaro: ad oggi sono stati compiuti 63 trattamenti trombolitici, oltre il doppio di quelli dello scorso anno. Delle 63 procedure, effettuate dal gennaio scorso a oggi, 24 sono di tipo endovascolare (intervento meccanico, tramite la radiologia interventistica, sul punto dell’arteria danneggiato) e le altre di carattere sistemico, vale a dire compiute tramite infusione del farmaco per via endovenosa (flebo). A fine anno, con tutta probabilità, la stroke unit di Avezzano guadagnerà la prima posizione, in Abruzzo, come numero di casi trattati.
Dietro questo lavoro ci sono specialisti di lungo corso come il prof. Antonio Carolei, direttore della Neurologia (anche per l’ospedale di Sulmona), nonché presidente nazionale dell’ISO e, con lui, uno stuolo di validi collaboratori: i medici Federica De Santis, Berardino Orlandi e Francesca Notturno.
Al loro reparto di neurologia si aggiungono altri servizi e unità operative che lavorano in stretta simbiosi: il 118, diretto da Gino Bianchi, il pronto soccorso, guidato dal Ezio De Pratti, la radiologia interventistica con a capo Giovanni Passalacqua e la chirurgia vascolare pilotata da Giovanni De Blasis.
Un team multidisciplinare che lavora sempre contro il tempo perché, affinché sia efficace, l’intervento anti-ictus deve essere fatto al più tardi entro le 6 ore dal manifestarsi dell’evento. Un fattore cruciale per il quale il prof. Mangiafico ha auspicato migliore organizzazione ospedaliera.
“Inutile portare”, ha affermato, “il malato colpito da ictus, come accade in molte regioni, all’ospedale più vicino se poi quest’ultimo non è attrezzato: così si perde del tempo prezioso. Occorre quindi mettere in rete gli ospedali dotati di competenze e professionalità adeguate e fissare dei percorsi a priori”.
Oltre 150 i partecipanti al congresso regionale di ieri, tra cui il direttore dell’Agenzia regionale sanitaria abruzzese, Alfonso Mascitelli, capi dipartimento della Asl, il direttore sanitario dell’ospedale di Avezzano e numerosi direttori di reparti.