L’Aquila. L’utilizzo di modelli numerici, opportunamente validati con dati climatologici, ha permesso ai ricercatori del Gruppo di Ricerca del Prof. Giovanni Pitari del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università Degli Studi dell’Aquila di quantificare l’impatto climatico delle emissioni di polveri sottili dai motori diesel circolanti su strada. Lo studio è stato recentemente pubblicato su “Atmosphere”, una rivista scientifica del settore: http://www.mdpi.com/2073-4433/6/3/318.
Il riscaldamento globale è causato da un progressivo aumento nella concentrazione atmosferica di gas serra ben mescolati (anidride carbonica, metano, protossido di azoto) e da un aumento di inquinanti a vita breve, soprattutto ozono troposferico ed aerosol carbonacei assorbenti, il cosiddetto “black carbon” (BC).
Gli aerosol di BC, inoltre, sono particolarmente dannosi per la salute umana: a causa delle loro piccole dimensioni (diametro circa dieci volte minore di un millesimo di millimetro) possono penetrare in profondità nel sistema respiratorio, favorendo allergie e cancro al polmone.
Molti studi in letteratura hanno provato anche effetti neurodegenerativi sui bambini ed un aumento del rischio di aterosclerosi, diabete, ipertensione e gravi problemi cardiaci.
Dal punto di vista climatico, l’Artico è la regione più vulnerabile del pianeta: il trend di aumento della temperatura in Artico è mediamente 2-5 volte maggiore rispetto alle altre regioni del globo.
L’oceano rappresenta il maggior pozzo di distruzione per la CO2 atmosferica e lo scioglimento dei ghiacci artici prodotto dal riscaldamento globale riduce sensibilmente l’efficienza di mescolamento verticale delle acque oceaniche superficiali con quelle profonde. In questo modo la capacità dell’oceano di assorbire CO2 viene limitata in modo significativo, creando le premesse per un potenziale “effetto serra a valanga”.
La circolazione atmosferica globale è tale da produrre un efficiente trasporto verso l’Artico degli inquinanti a vita breve emessi nelle principali “regioni-sorgente” del globo (cioè Nord-America, Europa ed Asia). Particolarmente allarmante è l’impatto degli aerosol di BC sulle nevi e ghiacci polari. Il BC proviene da qualunque forma di combustione, ma soprattutto da incendi boschivi, caldaie, fuochi domestici, industrie e motori diesel.
In genere, qualunque apporto di BC in Artico dalle regioni-sorgente di inquinamento determina un effetto di annerimento delle nevi, con conseguente accelerazione del riscaldamento locale e globale (cosiddetto effetto “nevi-albedo”).
Lo studio dei ricercatori dell’Ateneo Aquilano ha quantificato l’effetto di mitigazione climatica ottenibile da una cancellazione totale delle emissioni di BC dai motori diesel su strada. Una ipotetica completa riconversione dei motori diesel su strada comporterebbe una diminuzione di temperatura in Artico di almeno 1°C durante la stagione primaverile (la più critica per l’inizio dello scioglimento dei ghiacci polari).
La crescente sensibilizzazione verso il controllo delle emissioni dai motori diesel per autotrazione, per i deleteri effetti sulla qualità dell’aria in ambito urbano, ha prodotto piani per eliminare progressivamente la circolazione di veicoli diesel a Londra entro il 2020.
Anche Parigi ed alcune città norvegesi stanno valutando misure analoghe. Gli autori della ricerca sono Giovanni Pitari, Glauco Di Genova e Natalia De Luca del Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche dell’Università degli Studi dell’Aquila.