È il caso di Rosanna Sebastiani, abitante del comune di Sulmona, che da tre giorni ha iniziato uno sciopero della fame con l’obiettivo di riportare sotto gli occhi di tutti la situazione di disagio che molti cittadini abruzzesi stanno ancora vivendo.
“Sono nove mesi” lamenta la donna, “nove mesi di assoluto silenzio, nove mesi di assoluta inattività di un sindaco ed un assessore che, non si sa per quale assurdo motivo, hanno contribuito in modo significativo alla tessitura del velo di invisibilità che ha coperto le nostre case gravemente danneggiate”.
Rosanna è uno dei proprietari degli appartamenti siti negli edifici sgomberati immediatamente dopo il sisma. La donna e la sua famiglia hanno atteso il resoconto delle tre perizie tecniche che si sarebbero susseguite nei giorni di aprile e che hanno decretato la non abitabilità dello stabile. Rosanna viveva, infatti, in pieno centro storico, dove molti palazzi sono “appoggiati” ad altri e dove, quindi, la ricostruzione è strettamente legata a ciò che accade intorno.
“Il mio poggia su tre diversi stabili” racconta la donna, ripensando a quei primi giorni. “Come mai lo stabile di fianco, pur dichiarato pericoloso, è stato però sgomberato solo in minima parte? Senza contare il fatto che la figlia della mia vicina mi ha informato che, qualche giorno fa, l’appartamento dei suoi genitori è passato dalla classe E ed F a quella B. Com’è possibile, visto che i due muri adiacenti mostrano crepe trasversali visibili da entrambi i nostri appartamenti?”.
La situazione di disagio di Rosanna e di tante altre famiglie della Valle Peligna nascerebbe proprio da qui. Tre giorni fa, infatti, la
Nel caso in cui la data in questione dovesse essere rispettata, il dubbio di molti sulmonesi è la tempestività con cui la maggior parte di essi vedrà riconosciuto il diritto ad una sistemazione. “Mi rendo conto” lamenta a questo riguardo la donna “che io e la mia famiglia potremmo stare anche 20 anni in questo stato e permettetemi di dire che la cosa non mi garba affatto. Io ho una famiglia ed un genitore ha il dovere morale di provvedere con ogni mezzo lecito, se non proprio al benessere, quanto meno alla restituzione di una sistemazione “decorosa” per i propri figli”.
Da qui lo sciopero della fame, indetto dalla donna lo scorso martedì e l’intenzione di Rosanna di recarsi anche presso la Procura della Repubblica per accertarsi personalmente delle responsabilità dell’esclusione dei terremotati della Valle Peligna dal percepimento degli aiuti in questione. “Voglio capire” sottolinea, inoltre, Rosanna “quali parametri abbia usato il Commissario straordinario Bertolaso per decretare l’inclusione da una parte e l’esclusione dall’altra, creando di fatto questa situazione assolutamente paradossale”.
Il riferimento della donna è ai criteri scelti per l’inserimento dei comuni nel cosiddetto cratere sismico, decisione avvenuta, utilizzando le parole di Rosanna, “secondo il metodo Bertolaso”. Per l’inclusione, infatti, si sarebbe scelto di orientarsi con i parametri della scala Mercalli: in questo modo, tutti i comuni che presentano danni al di sotto del 6° grado verrebbero automaticamente esclusi.
“Secondo Bertolaso” contesta Rosanna Sebastiani, “Sulmona non va oltre il 5° grado. Praticamente, secondo il Commissario, ci sarebbe caduto addosso soltanto qualche soprammobile e, quindi, “esclude”, anche in seconda battuta, Sulmona, Pratola, Raiano ed altri paesi. Il fatto che a casa mia siano, invece, crollati balconi, si siano staccati capitelli o grossi blocchi di intonaco dalle scale, aperta la volta del portone e formate crepe in muri spessi 2 metri è, probabilmente, solo una mia suggestione”. Quello che, alla luce di tutto ciò, la donna si chiede è come possano motivarsi le ordinanze di sgombero se proprio il 5° grado fa cadere, secondo i parametri Mercalli, soltanto le suppellettili di un’abitazione.
Tania Di Simone