Treglio. Rigettato dal Tribunale amministrativo regionale di Pescara (Tar) il ricorso presentato dai Sansifici Vecere di Treglio (Ch) contro la Regione Abruzzo, il Comune di Treglio e quello di Rocca San Giovanni, l’Arta (Agenzia regionale per la tutela ambientale) e la Asl Lanciano-Vasto-Chieti per l’annullamento della determina del 6 novembre 2017 della Regione Abruzzo riguardante il rilascio dell’AUA (Autorizzazione unica ambientale) richiesta dai Sansifici, che allora avevano lo stabilimento nel territorio di Treglio.
Sulla questione ci fu una Conferenza di Servizi, che ebbe luogo il 21 luglio 2016 e il 30 gennaio 2017. Alla Conferenza di servizi presero parte tutti gli enti tirati in ballo dai Sansifici Vecere Srl, enti che hanno espresso parere contrario riguardo al rilascio dell’autorizzazione per il prosieguo dell’attività, per altri 15 anni, dei Sansifici, che operavano nella zona frentana dagli anni ’40. Al tavolo erano presenti anche il Servizio di Gestione e qualità delle acque della Regione e il movimento Nuovo Senso civico, quale portatore d’interesse. Il Comune di Treglio, come la maggior parte degli enti, aveva dato parere negativo per il problema delle emissioni in aria, per questioni igienico –sanitarie e di rispetto ambientale, per tutelare la salute pubblica dato che nella zona dove operavano i sansifici vivono decine di migliaia di cittadini. Anche dalla Asl era giunto il parere “non favorevole, considerato che non si conosce la qualità dell’aria della zona e che il sansificio può arrecare pericolo alla salute pubblica, dato che è classificata come industria insalubre di primo grado”. “All’incontro – ricorda il sindaco di Treglio, Massimiliano Berghella – ribadimmo il nostro no all’autorizzazione, tra le altre cose perché la società ha presentato un piano industriale identico a quello del 2011, quando scattò l’inchiesta della Procura di Lanciano con il sequestro dell’impianto produttivo e furono rilevate irregolarità e incongruenze nella struttura, non capace, a livello di emissioni, di rispettare i limiti imposti dalla legge, ad esempio per quanto concerne il monossido di carbonio ed altre sostanze inquinanti volatili”. Il Comune di Treglio, nella Conferenza dei servizi, aveva anche chiesto che il procedimento autorizzativo venisse assoggettato a Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) dato che il sansificio Vecere si trova a ridosso di un Sito di interesse comunitario (Sic), il “Fosso delle farfalle”, e che quindi nella programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei luoghi. “Nel parere del Comune di Treglio – recita il dispositivo dei giudici – sono state fornite “specifiche indicazioni delle modifiche progettuali necessarie ai fini dell’assenso”, tra cui la “presentazione, in sostituzione dell’attuale, di una relazione tecnica coerente ed in grado di compiutamente descrivere il processo produttivo, risolvendo le incongruenze rilevate…”, nonché, “a seguito della revisione del progetto …, rielaborazione del QRE (Quadro riepilogativo delle emissioni) con riferimento a tutti gli inquinanti ed in particolare che illustri le emissioni relative al monossido di carbonio e la loro rispondenza ai limiti di legge …”. Ma ciò non venne fatto. I Sansifici avevano chiesto tra l’altro “il rinnovo senza modifiche” all’autorizzazione. “Lo stato degli atti – rilevano ora i giudici – non conferma che si trattasse di rinnovo senza modifiche e che fosse dunque comprovata l’assenza di “incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi”.
Nel novembre 2017 è arrivato il diniego della Regione, che ha comportato la chiusura degli impianti. Da qui il ricorso al Tar, con cui è stato chiesto “l’annullamento del diniego e degli atti del procedimento, con condanna delle amministrazioni a risarcire il danno provocato”. “Con memoria depositata in vista dell’udienza di discussione, la ricorrente – scrivono nella sentenza i giudici – ha preliminarmente precisato “che a fronte del rilascio del provvedimento negativo di AUA la società si è vista costretta, dopo quasi 60 anni di attività e ben tre generazioni, a dismettere e delocalizzare l’impianto, sostenendo i relativi oneri, stante il totale fermo dell’impianto medesimo determinato dall’atto di adozione in senso negativo oggetto di impugnazione, al fine di evitare il deterioramento del medesimo con ulteriori perdite, al fine di garantire la massima sicurezza dei luoghi medesimi, ed evitare di incorrere in esposizioni finanziarie”. “La delocalizzazione degli impianti”, già effettuata, e dunque “il venir meno dell’attività oggetto di autorizzazione, determina il sopravvenuto difetto di interesse all’annullamento del diniego, non essendo più conseguibile bene della vita a cui la ricorrente originariamente aspirava”. Impianti ed attività già portati altrove e dunque l’essenza del ricorso, sulla necessità di proseguire l’attività a Treglio, è venuta a decadere. “Il procedimento – afferma ancora il Tar – poteva essere riattivato da parte dei Sansifici o in conseguenza dell’accoglimento del ricorso oppure a seguito di presentazione di istanza adeguata alle suddette prescrizioni in caso di rigetto, per cui nulla, allo stato, imponeva lo smantellamento degli impianti, che ha invece la valenza di sostanziale rinuncia…”. Per queste ragioni è decaduta anche la richiesta di risarcimento da parte dei Sansifici Vecere. Della conclusione della vicenda e degli esiti del ricorso al Tar, questa mattina, in una conferenza stampa, hanno parlato il sindaco Berghella, Alessandro Lanci e Tommaso Giambuzzi, del movimento Nuovo Senso Civico. “Si chiude così una vicenda andata avanti per anni – evidenzia Berghella -. La sentenza del Tar equivale per noi a grande soddisfazione, soprattutto perché abbiamo sempre operato nell’interesse dei cittadini, del territorio e della loro tutela”.