Era il sistema ideato da due consulenti fiscali napoletani finiti in carcere insieme a un imprenditore di Chieti; i tre sono ritenuti i principali esponenti del sodalizio sgominato da Guardia di Finanza e Squadra Mobile della Questura di Chieti nell’operazione ‘Dark Shadow’ che ha portato all’arresto di 12 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale attraverso indebita compensazione di crediti.
Per rendere più difficile la ricostruzione dell’indebito credito di imposta utilizzato, l’organizzazione presentava dichiarazioni fiscali integrative oltre le scadenze previste, per precostituirsi nuovi crediti inesistenti da utilizzare successivamente. Per riscontrare i crediti inesistenti, ovvero il loro utilizzo pregresso, i finanzieri hanno dovuto esaminare ogni singola dichiarazione fiscale, in alcuni casi risalente anche a vent’anni fa. Le altre persone arrestate – ai domiciliari – avevano il ruolo di coadiutori dell’organizzazione e procacciatori di clienti; fra questi ultimi figurano liberi professionisti, commercianti e lavoratori dipendenti.
Contestualmente agli arresti sono stati effettuati sequestri di beni mobili, immobili e conti correnti bancari per un valore di oltre 63 milioni di euro, l’equivalente delle somme sottratte all’erario in circa tre anni. A 14 persone che risiedono in Lazio, Emilia Romagna, Puglia, Lombardia e Molise è stato applicato l’obbligo di dimora, sono 28 le misure interdittive: 40 complessivamente gli indagati.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati a Chieti in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il procuratore capo di Chieti, Francesco Testa, il sostituto procuratore Giancarlo Ciani, titolare dell’inchiesta, il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, colonnello Serafino Fiore, il vice questore Egidio Labbrofrancia e il dirigente della Squadra Mobile, Miriam D’Anastasio.
In carcere sono finiti il teatino Maurizio Di Biase, 51anni, titolare di un’agenzia di pompe funebri, e due consulenti fiscali napoletani, Renato De Luca (44) e Michelangelo Maffei (46). Di Biase era il principale referente dell’area chietina e pescarese dell’organizzazione, nonché procacciatore di clienti; a Chieti Scalo era la base operativa dell’organizzazione dove venivano raccolti modelli F24 falsi, contenenti indebite compensazioni, che poi venivano gestiti in Campania.
Ai domiciliari – in esecuzione di ordinanze emesse dal gip del Tribunale di Chieti Luca De Ninis, su richiesta del sostituto Ciani – sono finiti Mattia Di Biase (24), figlio di Maurizio, Lorenzo D’Arcangelo (53) di Casalincontrada (Chieti), Romeo Melaragna (48) di Torrevecchia Teatina (Chieti), Matteo Veneziani (51) di Chieti, Orazio D’Ambrosio (57) di Spoltore (Pescara), Gennaro Maffei (72) di Napoli, Vincenzo Campoluongo (53) pure di Napoli, Gelsomina Maffei (31) di Napoli e Luciano De Rosa (46) della provincia di Caserta.