Chieti. Il Comitato cittadino per la salvaguardia e il rilancio di Chieti ha inoltrato una richiesta di accesso civico generalizzato al Segretariato Regionale per l’Abruzzo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, di stanza a L’Aquila, al fine di prendere visione del fascicolo relativo all’andamento dei lavori di consolidamento e restauro della Chiesa di San Francesco d’Assisi di Chieti danneggiato dal sisma del 6 aprile 2009 e tuttora ancora ben lontani dall’essere portati a termine.
L’istanza fa richiamo al decreto legislativo n. 97 del 2016 la cui finalità è quella di promuovere la partecipazione dei cittadini alla trasparenza dell’attività amministrativa e di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche.
Il perché dell’iniziativa trova ragione “…nello sconforto e nella forte preoccupazione di cittadini e associazioni culturali di Chieti – si legge nel documento inviato al Segretariato regionale MIBACT – per il perdurare di una situazione di stallo degli interventi a dodici anni dalla data del terremoto che ha arrecato danni all’Edificio di culto, per il cui recupero sarebbero stati stanziati da anni due milioni di euro con una delibera CIPE risalente al 2015. L’inerzia e il tempo che scorre arrecano peggioramenti alle condizioni statiche della chiesa e svalutano il denaro stanziato”.
La preoccupazione e lo sconforto della collettività sono pienamente condivisibili. Quella di San Francesco, oltre ad essere una delle chiese più belle e imponenti d’Abruzzo, è fra le testimonianze più qualificanti della millenaria storia religiosa e artistica di Chieti e, quindi, della nostra regione. Già intitolata a S. Lorenzo Martire, venne dedicata al santo di Assisi nella prima metà del XIII secolo quando vi si insediarono i Frati Minori Conventuali. Iniziò ad assumere le attuali monumentali dimensioni nel XIV sec. mentre nel 1689 la zona absidale venne rafforzata per sorreggere la mastodontica cupola che ancor oggi domina il panorama della città.
Dopo aver ricordato che, sospesi i lavori, già in passato è stato necessario ricorrere a interventi di somma urgenza per situazioni di pericolo sopravvenuti, nella lettera inviata al Segretariato Regionale del Mibact, il Comitato sottolinea che “non si può ulteriormente attendere senza conoscere lo stato effettivo del procedimento e i motivi dei ritardi che all’opinione pubblica appaiono ormai incomprensibili.”