A giudizio il prossimo 2 ottobre vanno Romeo Di Fonzo, che è stato direttore sia di Serfina Finanziaria che di Serfina Banca, Bruno D’Intino, all’epoca direttore della banca, Sandra Scurci, vice direttore di Serfina Banca e Andrea Miccoli, impiegato e stretto collaboratore di D’Intino.
Le accuse ruotano intorno ad un prestito e ad un mutuo erogati ad una società che si occupava di elettronica, prestiti che per l’accusa erano a condizioni usurarie sia per il tasso pattuito e applicato, superiore al tasso soglia rilevato ogni tre mesi, sia per le concrete modalità del fatto.
Un prestito di oltre 647. 500 euro, in particolare, venne erogato convenendo l’emissione di 84 pagherò cambiari con scadenza mensile dell’importo di 9.372 euro ciascuno, con un tasso di interesse dell’11,25%,che superava il tasso soglia.
La somma peraltro non venne erogata ai beneficiari ma fu reimpiegata immediatamente dalla banca per pagare i debiti accumulati dalla società sui conti correnti, mentre il legale rappresentante della società, la moglie e uno dei figli, furono costretti a firmare le prime dieci delle 84 cambiali dietro la minaccia consistita nel prospettare il recupero immediato da parte di Serfina delle somme che la società doveva restituire.