Casalbordino. “Quando sono intervenuto ho pensato a mia figlia, di 7 anni. Poi sono andato via perché mi scadeva il permesso e non volevo incontrare i carabinieri. Ma dovevo farlo e l’ho fatto”.
Lo ha spiegato Djibril Mbengue, 35 anni cittadino senegalese, che sabato scorso è stato tra le prime persone a rianimare, e molto probabilmente ha contribuito a salvargli la vita, un bimbo di meno di 3 anni della provincia di Avellino che, dopo aver ingurgitato acqua sul tratto di mare antistante il lido Cocoa a Casalbordino, era rimasto privo di coscienza. Quel giorno stesso gli scadeva il permesso di soggiorno. Solo più tardi ha appreso dal suo avvocato che il 14 novembre prossimo dovrà presentarsi alla Questura di Pescara al colloquio per il prolungamento del documento. Nel frattempo può rimanere regolarmente in Italia.
E ieri mattina, l’ambulante senegalese è stato ricevuto in comune dal sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci, e dall’assessore comunale Carla Zinni. “Ho voluto ringraziarlo – ha detto il sindaco – perché ha mostrato grande generosità. Cercheremo di aiutarlo: è un buon esempio di altruismo”.
“È il minimo che dovevo fare perché sapevo intervenire in questa situazione di emergenza – dice Djibril – e non ci ho pensato un attimo di più: ogni secondo di ritardo poteva essere fatale. Sono molto contento per quello che ho fatto e lo rifarei”.
Djibril ha appreso le tecniche di rianimazione in Senegal, dove vengono insegnate sin da piccoli. Ha così praticato il massaggio cardiaco assieme alla bagnina Serena Di Pietro, studentessa di Pollutri, con il quale si è dato il cambio fino all’arrivo dell’ambulanza. Sabato mattina era sulla spiaggia a vendere le sue mercanzie con le quali si mantiene a Pescara per arrotondare quello che guadagna con il lavoro nei campi. Quando ha visto il piccolo incosciente sulla riva del mare, non ha esitato un attimo a intervenire. Djibril è andato anche a trovare il bimbo in ospedale a Pescara. “Sta bene e l’ho visto giocare con un telefonino – aggiunge – questo mi ha reso felice. L’ho abbracciato con emozione. Ho pensato che è stato meglio che sono intervenuto”.