Si tratta di un desolante “sfregio” al patrimonio naturalistico della regione da parte di un delinquente che si diverte a sparare con un fucile a una specie protetta di rapace. La carcassa, trovata tra l’altro in un piccolo campo di una zona densamente abitata, è stata portata a un veterinario che con una radiografia ha accertato che l’individuo è stato raggiunto da una rosa di pallini da caccia.
È l’ennesimo caso di bracconaggio che connota una stagione venatoria che si chiude tristemente con il solito conteggio di persone, anche non cacciatori, ferite o peggio uccise e animali protetti abbattuti. Il bracconaggio è una vera e propria piaga italiana tanto che la UE ha minacciato l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti del paese chiedendo misure di contrasto adeguate. La stessa UE nei giorni scorsi ha varato un documento tecnico-scientifico che conferma la necessità di ulteriori restrizioni nei periodi di caccia per la tutela di tante specie, dai tordi agli uccelli acquatici.
La Stazione Ornitologica Abruzzese da anni chiede inutilmente alla Regione provvedimenti in linea con le normative comunitarie e i dati scientifici. La UE evidentemente va bene solo quando vi è da ottenere i fondi del PNRR e non quando impone la tutela del patrimonio naturalistico di tutti visto dagli amministratori solo come un mezzo per ottenere i voti dei cacciatori. Tra l’altro questa decisione rende immediatamente già vecchio il Piano Faunistico venatorio appena approvato dalla Regione che ora dovrà essere adeguato alle esigenze di tutela ribadite dalla Commissione UE.