Ospedale Lanciano: Di Giuseppantonio chiede incontro a Paolini e Venturoni

enrico_di_giuseppantonioLanciano. La discussione sulla localizzazione del nuovo ospedale di Lanciano non può prescindere dal territorio che viene servito dal nosocomio frentano. È il pensiero del presidente della Provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio in merito al dibattito sulla dislocazione del nuovo “Renzetti”.
“Non entro nel merito – ha spiegato Di Giuseppantonio – delle indicazioni finora emerse dal dibattito, ma credo che la realizzazione di un nuovo ospedale a Lanciano interessa non solo la città, ma tutto il territorio circostante, con 40 Comuni in tutto nei quali abitano circa 110 mila persone, oltre che la Provincia per il suo ruolo di coordinamento e soprattutto per la gestione della rete stradale che dovrà servire il nuovo nosocomio. La discussione non può rimanere confinata tra il Comune di Lanciano e l’assessorato regionale alla Sanità, ma deve essere ampliata a tutti gli attori istituzionali che sono coinvolti dalla nuova realizzazione: per questo ho inviato una lettera circostanziata al sindaco Paolini e all’assessore Venturoni”. Per il presidente della Provincia di Chieti sarebbe opportuno un incontro tra i sindaci del comprensorio, la Provincia, l’assessore regionale alla Sanità, il direttore generale, il direttore amministrativo e il direttore sanitario della Asl e i medici ospedalieri per valutare tutte le possibili soluzioni. “Non credo – ha aggiunto Di Giuseppantonio – che vada fatta una scelta politica, ma semplicemente tecnica, valutando con attenzione tutte le implicazioni di una nuova realizzazione. Sono convinto che non bisogna assolutamente farci sfuggire questa occasione di finanziamento anche perché l’ospedale di Lanciano, così com’è adesso è inadeguato, dal punto di vista strutturale, alle mutate esigenze della popolazione. Sono pronto a dedicare tutto il mio tempo a questo progetto, perché lo ritengo troppo importante in quanto è in ballo la salute dei cittadini che quando ricorrono alla Sanità lo fanno perché sono in una condizione precaria che non può essere affrontata con leggerezza e superficialità”.

 

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