Un uomo è stato arrestato dopo l’ennesimo tentativo di intrufolarsi nella residenza di Trump per dargli dei documenti segreti
Nella giornata di giovedì le autorità americane hanno arrestato un cittadino cinese che per mesi ha tentato di intrufolarsi nella residenza del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, in Florida. L’uomo è stato identificato in Zijie Li, di 39 anni, che ora sarà chiamato ad affrontare una seconda accusa di violazione di domicilio dopo aver ricevuto un primo avvertimento e un’ulteriore accusa lo scorso luglio.
Attualmente si trova dietro le sbarre del carcere del Palm Beach County Main Detention Center e, stando a quanto emerge dai registri della prigione, su di lui sarebbe stata posta una cauzione di 100.000 dollari, il corrispettivo di poco più di 93.000 euro.
Nella dichiarazione giurata un agente della polizia avrebbe scritto, secondo quello che riporta il portale di Fox News, che: “Il dipartimento di polizia di Palm Beach, parlando con i servizi segreti degli Stati Uniti, ritiene che, con i crescenti tentativi di Li di entrare a Mar-a-Lago nel tentativo di entrare in contatto con il presidente eletto, un altro incidente con Li potrebbe rendere necessario un inasprimento delle misure di controllo”.
Un avvertimento che sa di minaccia, forse neanche troppo velata, con la quale dovrà fare i conti il trentanovenne quando verrà liberato e potrà tornare in libertà.
“Ho dei documenti segreti”
Per la prima volta Li è entrato nella residenza di Mar-a-Lago il 19 luglio, esattamente sei giorni dopo il primo tentativo di assassinio di Trump, quando una persona armata di fucile gli aveva sparato – sfiorando il suo orecchio – durante un discorso in piena campagna elettorale.
Appena provato a entrare dal cancello principale, Li è stato fermato dagli agenti posti a controllo della residenza, possibile luogo di attentati o invasioni spiacevoli. Quel che lascia di stucco sono le dichiarazioni rilasciate poi a uno degli agenti che lo hanno fermato. Li avrebbe confessato loro di essere in possesso informazioni segrete.
I media locali aggiungono che queste parlavano di un possibile coinvolgimento della Cina nel primo tentativo di assassinio di Trump. Non potendo dargliele di persona, ha insistito affinché potesse lasciar loro dei documenti da fargli poi recapitare. Nelle settimane che hanno seguito questo episodio le cose non sono cambiate.
Davanti al rifiuto di accettare i documenti da parte della sicurezza, non si è arreso e ha tentato di entrare anche altre volte, per poi essere arrestato definitivamente lo scorso giovedì. Ora per lui c’è l’obbligo di non avvicinarsi alla residenza di Trump e restare distante almeno 500 metri.