Nuovo macabro dettagli dall’indagine per la morte della piccola Aurora Tila, con l’emersione di alcune minacce di morte da parte dell’ex
“Ho capito subito che non era stata lei, che non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Quindi, fin dal primo momento, ho capito che era stato per forza lui perché lui era ossessivo nei suoi confronti“. Così si è espressa nelle scorse ore la sorella di Aurora Tila, ragazza di 13 anni trovata morta in strada negli scorsi giorni, escludendo l’ipotesi di un suicidio.
Il dito viene puntato direttamente verso l’ex fidanzato, sospettato di averla butta giù dal balcone. Un sospetto che avrebbe trovato più di qualche conferma dai messaggi che i due ex spasimanti si scambiavano.
Analizzando i telefonini, infatti, sono emersi alcune minacce di morte che complicherebbero notevolmente la figura del ragazzo, di soli 15 anni, agli occhi della Procura per i minori di Bologna e carabinieri di Piacenza che stanno indagando sul caso. Eppure, da parte sua continuano ad arrivare smentite. “Si è suicidata” replica alle forze dell’ordine su domanda diretta, escludendo di averla spinta giù dal balcone.
Attualmente si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Le testimonianze di alcune persone che avrebbero assistito alla scena hanno portato al suo arresto, come la conferma della sua presenza sul luogo del delitto, con addosso un cacciavite di 15 centimetri, forse usato come arma per minacciare.
Il caso dei servizi sociali
Vittoria, la sorella di Aurora non vuole sentir ragioni. Si scaglia duramente contro il quindicenne: “Non è un essere umano, deve marcire in galera. Quando ho saputo quello che è successo ho pensato a lui subito“. Emergono poi anche alcuni messaggi che Aurora aveva mandato alle sue amiche: “È ossessionato da me, non mi lascia stare”.
Piccoli avvisi di una situazione che presto potrebbe essere degenerata. L’indagine si sposta poi anche su un altro fronte, quello dei servizi sociali. L’avvocato della madre di Aurora, Lorenza Dordoni, rivela di non voler puntare il dito contro i Servizi sociali del Comune di Piacenza, ai quali Aurora era stata affidata.
Allo stesso tempo, facendo riferimento a una segnalazione della madre ai Servizi in merito al comportamento del ragazzo, la legale si chiede: “Confermo che la madre non aveva fatto denuncia, chiedo però se i servizi sociali, che erano affidatari, hanno fatto qualcosa. Sono pronta ad un sereno confronto, per diramare che tutto il possibile sia stato fatto. Hanno verificato chi fosse questo ragazzino e hanno svolto qualche indagine nelle scuole nel paese in cui viveva per delineare meglio se le preoccupazioni della madre erano morbose o reali?”.