L’Iran nella giornata di oggi ha rotto il silenzio sull’arresto della giornalista italiana e ha confermato le motivazioni e le accuse che le sono state rivolte
Cecilia Sala è la giornalista italiana di 29 anni, arrestata a Teheran, in Iran, e reclusa in una cella di isolamento nel duro carcere di Evin dallo scorso 19 dicembre 2024. Collabora come freelance con il Foglio ed è autrice e voce del podcast Stories di Chora Media, nel quale viene raccontata una storia dal mondo. Proprio per raccontare le vicende che stanno accadendo nel paese islamico era andata in Iran, ma con tutta la documentazione e i permessi giusti per portare a termine il suo lavoro.
L’Iran, dopo giorni di silenzio, ha ufficialmente confermato l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta oramai da oltre una settimana per presunte violazioni delle leggi islamiche, senza fornire però ulteriori dettagli specifici sulle accuse, mentre le autorità iraniane hanno permesso a Sala contatti telefonici con la famiglia e accesso consolare.
Arrivata la conferma ufficiale
Ora è davvero ufficiale, Cecilia Sala è ostaggio degli ayatollah. L’Iran ha confermato l’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre per presunte violazioni delle leggi islamiche, senza fornire ulteriori dettagli specifici sulle accuse, cosa che ha creato altro malumore nelle autorità italiane e soprattutto nella famiglia della ragazza. “La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre, con un visto giornalistico, ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica Islamica dell’Iran. Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia”, questa la nota ufficiale emessa dalle autorità iraniane.
Le autorità italiane presenti a Teheran sono al lavoro fin dall’inizio di questa brutta storia per ottenere un miglioramento veloce delle condizioni di detenzione della giornalista, mentre trattano la sua liberazione. Anche il Governo ha messo in campo tutte le forze e aperto tutti i canali diplomatici per ottenere prima possibile il rilascio della ragazza.
Il ruolo degli Stati Uniti
Sembra sempre più certo l’intreccio della vicenda della Sala con quella dell’ingegnere iraniano-svizzero Mohammad Abedini Najafabadi, arrestato in Italia su mandato degli USA, alcune settimane fa. Il cittadino iraniano, 38 anni, era ricercato dalle autorità americane con l’ accusa di associazione per delinquere finalizzata alla violazione dell’International Emergency Economic Power Act.
Secondo il tribunale della Corte di Boston, che ha emesso il mandato di cattura internazionale, l’uomo avrebbe fornito supporto materiale al Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, tramite la fornitura di componenti elettroniche per la costruzione di droni militari. “Il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti altri Paesi, spesso per utilizzarli come leva politica”, ha dichiarato a un portavoce del Dipartimento di Stato americano. Ecco perchè il governo italiano sta lavorando intensamente poco in queste ore per ottenere la detenzione domiciliare per l’ingegnere iraniano. Entro il 2 gennaio 2025 la Corte d’Appello di Milano dovrà fissare l’udienza per decidere sulla richiesta di sostituire l’arresto in carcere con i domiciliari per Abedini, una decisione complessa perché le autorità americane hanno segnalato il pericolo di fuga esattamente come fecero per Artem Uss, accusato di riciclaggio e di importazione di tecnologie militari Usa in Russia che, infatti, una volta ottenuti i domiciliari, fece perdere immediatamente le proprie tracce. Ora non sono disposti a fare la stressa brutta figura. Le previsioni parlano di un massimo di 10 giorni di tempo prima che la Corte d’Appello dovrà esprimersi sulla concessione dei domiciliari richiesti dal legale del cittadino iraniano. Nell’istanza è stata inserita una clausola “di garanzia” con la quale Abedini si impegna a rimanere nel luogo stabilito. Il futuro per la giornalista italiana è legato a doppio filo a questa udienza.