Natale in mutande: la protesta anticrisi passa da Facebook

nataleinmutande“Siamo in mutande”. Lo dicono tutti, un Paese che denuncia il suo più ‘intimo’ stato. E a Natale le cose non cambiano, anzi: i soldi per fare i regali si trovano sempre meno e le feste diventano sempre più brutte. Che poi, di mutande le feste sono piene: il più banale, economico, diffuso (e triste) regalo che si possa fare. Di mutande, rosse per la maggiore, sono pieni i sacchi di Babbo Natale e le calze della befana.

Loro due, gli eroi natalizi per eccellenza, hanno potuto misurare i cambiamenti sociali sbirciando i pacchi obbligati per tradizione a smistare per tutto il mondo: hanno soppesato le mutande di flanella del dopoguerra, disprezzato certi pezzi da museo degli orrori partoriti dai decenni più fortunati, il babbino si sarà pure gasato con l’avvento dei più filiformi perizoma. Ora, però, le scatole si fanno sempre più leggere, non per moda però: sono i buchi, quelli causati dalla crisi, ad aver risicato il tessuto all’ultimo capo rimasto addosso agli italiani.

Questo lo scenario di un’iniziativa lanciata su Facebook che punta a diventare il must delle prossime festività: Mutande a Natale. Una protesta creativa, “un segnale da dare ai potenti che girano per le strade, ricordando il loro dubbio lavoro svolto”, recita il messaggio postato sul social network che invita tutti ad appendere le proprie mutande al balcone di casa nei prossimi giorni, tra luminarie e pupazzi penzolanti. “Quest’anno appendi delle mutande fuori il balcone a Natale ma soprattutto alla Befana”, si legge ancora, “Quest’ultima noterà un cambio di trend e soprattutto di periodo storico. Perché quest’anno, a Natale, siamo tutti in mutande.

Pochi giorni e già centinaia di contatti sull’omonima pagina, e l’ideatore di Mutande a Natale in breve ne ha lanciata un’altra: scrivi il tuo sogno in mutande. “Descriviamo a cosa stiamo rinunciando per questa situazione non risolta ma che peggiora”, invica Kain Malcovich, “sarà la descrizione di un’epoca, la nostra”. Per qualcuno ricorda vagamente l’antica usanza, quasi un obbligo culturale, di mostrare dal balcone, dopo la prima notte di nozze, le lenzuola macchiate dal sangue verginale della sposa: “Oggi 2012, quasi 2013, si appenderanno mutande dal balcone”, osserva un giovane, “questa volta in segno di protesta. Stuprati da un sistema fallimentare che al contrario cerca di voler nascondere quelle mutande”.

Se le mutande, quindi, non restano più nel cassetto, abbandonano la proverbiale sede anche i sogni: e nascono i ‘sogni nelle mutande’: questo quello postato da Anna.

Nome: Anna

Tipo di contratto: tempo determinato (di rinnovo in rinnovo passano anni)

Sogno nelle mutande: avere più tempo per le mie passioni e non sentirmi un robottino telecomandato.

Segni particolari: voglia di rincominciare a respirare

Una volta si sognava di emigrare o si emigrava all’estero per poter sognare. Ora, chi ripercorre quel sogno al contrario, arriva in Italia e si sveglia bruscamente, come Ines:

Nome: Inês
Tipo di contratto: freelance “non per scelta” (oggi ho da fare, domani non ho da fare, oggi ho… e via dicendo)
Sogno nelle mutande: non lavorare da casa
Segni particolari: uscita dal Portogallo per cercare qualcosa di meglio, ma finora..

 

Noi, che dalle pagine on-line del nostro giornale raccontiamo la quotidiana sfilata di abruzzesi in mutande, ci sentiamo comunque di abbozzare anche quest’anno una letterina:

Caro Babbo Natale,

Di mutande appese, c’è da giurarci, ne vedrai piena l’Italia. Se esisti tu, deve per forza esistere una speranza in cui credere. Vogliamo credere in entrambe le cose: e allora, perché la mattina di Natale non fai ritrovare un bel vestito accanto ad ogni mutandaccia bucherellata?

Il desiderio sarà pure esagerato, ma a quanto pare, non rimane che affidarsi a te!

Sentitamente tuoi,

la Redazione di Cityrumors.it

 

Daniele Galli

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