Angelo Allegrino, presidente provinciale Confcommercio Chieti, esprime il proprio disappunto nei confronti dell’ordinanza emessa dal sindaco Umberto Di Primio e firmata dall’assessore al commercio Antonio Viola sulla liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi commerciali. Una possibilità stabilita da una normativa nazionale che gli enti locali hanno dovuto recepire.
Ma è polemica sulle modalità di formulazione dell’ordinanza e sui rischi, sia sociali che commerciali, legati alle liberalizzazioni commerciali indiscriminate volute dal Governo. Al piccolo commercio teatino, infatti, potrebbe essere inferto un colpo mortale a tutto vantaggio della grande distribuzione. “Stigmatizziamo il comportamento dell’assessore Antonio Viola che non ha coinvolto le associazioni di categoria, dei consumatori e le rappresentanze sindacali prima di stendere – afferma Allegrino – l’ordinanza sulle liberalizzazioni. In un momento di crisi del genere non può venire meno il confronto tra le part”.
Non basta. Il presidente provinciale di Confcommercio Chieti chiede al sindaco di ritirare subito l’ordinanza emessa. Questo perché Confcommercio ha chiesto alla Regione di bloccare le liberalizzazioni decise dallo Stato che è intervenuto a gamba tesa su una materia di competenza delle Regioni. La Regione Abruzzo, proprio in una riunione con le associazioni di categoria, ha già fatto sapere di essere contraria alle liberalizzazioni e di aspettare l’esito dei ricorsi inoltrati alla Corte Costituzionale da altre Regioni d’Italia per definire nuove regolamentazioni. “Nei prossimi giorni – anticipa Allegrino – incontreremo l’assessore regionale alle attività produttive Alfredo Castiglione per cercare di mettere dei paletti sul territorio contro queste assurde liberalizzazioni, oltremodo penalizzanti per il commercio al dettaglio locale. In più la liberalizzazione di orari e aperture per un Comune come Chieti potrebbe creare anche problemi di sicurezza”.
Marisa Tiberio, presidente delegazione Chieti Confcommercio, aggiunge: “Un ritmo di lavoro di 365 giorni l’anno può essere tenuto solo dalla grande distribuzione grazie alle turnazioni continue del personale. Il dramma, al contrario, è tutto per i piccoli negozi gestiti individualmente o a livello familiare con sacrifici personali pesantissimi. Con gli orari e i giorni di apertura illimitati – osserva Tiberio – verrebbe compromessa la vita sociale del piccolo imprenditore costretto a rinunciare, per correre dietro a ritmi così elevati di “produttività”, agli affetti familiari, al tempo libero e al sacrosanto diritto al riposo. Senza dimenticare come siano a rischio le politiche di conciliazione casa-lavoro rivolte all’imprenditoria femminile”.
Da scartare anche la possibilità per il piccolo commerciante di ricorrere ad ulteriori investimenti per stare al passo della grande distribuzione. “Gli incassi – lamenta Tiberio – non coprirebbero quanto investito considerando che l’economia cittadina è ferma al palo da tempo”.