La situazione è difficile, come ha ribadito oggi il fratello Adriano, nel corso di un’intervista all’emittente Teleponte, anche perché il problema, in questa fase, è anche economico. Oltre alle garanzie richieste (richiesta di scarcerazione dietro cauzione), le autorità thailandesi ne chiedono delle altre e dunque quella che, nei giorni scorsi, sembrava una formalità, deve ancora essere dipanata. In attesa del pronunciamento della magistratura asiatica, anche a distanza amici e familiari di Denis si stanno mobilitando. Su Facebook è stato creato un gruppo (Denis è innocente), mentre sulla rete è in linea un blog analogo (Denis is innocent), mentre nelle ultime ore da parte degli amici è stato composto una sorta di appello, che viene inviato per posta elettronica all’ambasciata Thailandese a Roma, quella Italiana a Thai e al Ministero degli Esteri. Nel frattempo, sono investiti del caso anche alcuni parlamentari Teramani. Il primo obiettivo è quello di far uscire Denis dal carcere (le condizioni dei detenuti non sono delle migliori, per usare un eufemismo), per poi successivamente provare la propria innocenza.
Il testo della lettera
Il 15 marzo scorso il Sig. Luciano Butti, veniva assassinato da 4 colpi di pistola a Phuket in Thailandia da quattro killer.
Nel giro di 24 ore la polizia locale ha:
1) arrestato due dei killer;
2) identificato gli altri due, attualmente ancora a piede libero;
3) proceduto all’arresto di colui che ha organizzato l’omicidio, Prasong Yongjit, “chiamato da tutti Saa”;
4) proceduto all’arresto di Denis Cavatassi con l’accusa di essere il mandante dell’ omicidio, su dichiarazione di Prasong Yongjit.
Il Sig. Denis Cavatassi ed il Sig. Luciano Butti erano soci in affari di un ristorante e Prasong Yongjit un dipendente dell’attività.
Le prove a sostegno dell’accusa contro Denis Cavatassi sono un bonifico di 30.000 bat a favore di Prasong Yongjit (l’equivalente di circa 715 euro) e il fatto che ci siano state delle telefonate tra il cellulare di Denis e quello dell’accusatore.
Tutti gli altri soci del ristorante e gli altri gestori di attività in Thailandia confermano che prestare soldi allo staff in Thailandia è cosa molto comune.
La stessa moglie di Denis ha riportato alla polizia che il dipendente, nonché accusatore, Sig. Prasong Yongjit, soffocava Denis di pressanti richieste di aiuto fina…nziario descrivendogli una situazione familiare molto difficile.
La prima richiesta di rilascio su cauzione e’ stata negata.
Ha fatto seguito una seconda richiesta venerdì 25 Marzo e nel frattempo Denis e’ ingiustamente detenuto senza prove concrete dentro un carcere che potrebbe contenere al massimo 500 persone ma che in realtà ne contiene 1200.
Visto dall’esterno sembra un “mattatoio”.
In particolare è detenuto in una stanza di 150 metri quadrati con insieme a 200 persone.
Se si mette in posizione supina di notte, non riesce a girarsi di lato per quanto sono attaccati.
Sono condizioni disumane.
Vogliamo che questa incresciosa situazione si risolva al più presto.
Aiutateci a farlo rilasciare.
Chi lo conosce sa che raramente si incontrano persone così!
Gentili, educate, rispettose e sempre pronte ad aiutare gli altri.
Queste persone meritano profondo rispetto!
Il rispetto che deve essere “garantito” ad un uomo che lo ha sempre avuto per tutti!!
Ed è per questo che le persone che lo conoscono e che lo amano
ESIGONO CHE I GOVERNI SI INTERESSINO
ESIGONO DELLE RISPOSTE
ESIGONO GIUSTIZIA
Per un uomo giusto questo è il minimo che si possa pretendere.
La Famiglia
Tutti gli amici
A chi spedire la lettera
Ambasciata Thailandese a Roma: thai.em.rome@wind.it.net
Ambasciata Italiana in Thai: consolare.bangkok@esteri.it
Ministero Esteri: ministero.affariesteri@cert.esteri.it