Da oltre dieci anni, infatti, A.C.S. garantisce commesse di qualità alla società Isringhausen, collocata nella zona industriale della Val di Sangro. Si tratta della zona che ha fortemente risentito della crisi economica attuale. Secondo Di Giuseppantonio, la chiusura di un nuovo stabilimento, tra l’altro tra i più produttivi e con elevati standard di qualità, sarebbe un colpo ferale per l’economia dell’intero territorio, anche in considerazione del fatto che nello stabilimento A.C.S. di Atessa gran parte della manodopera è femminile, quindi più difficilmente ricollocabile sul mercato del lavoro.
“Inoltre” continua il presidente, “dalle informazioni che abbiamo assunto circa il destino delle produzioni attualmente garantite dallo stabilimento atessano, si evidenzia come sia quantomeno antieconomico delocalizzare la produzione negli stabilimenti laziali di A.C.S., quando poi il prodotto finito dovrebbe essere consegnato in Val di Sangro. Per non parlare dell’impatto ecologico legato al trasporto dei materiali. Per questo, occorre serrare le fila e unirsi in un tavolo per far comprendere ai vertici societari di A.C.S. l’irrazionalità di una decisione incomprensibile”.