Chieti. Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Chieti e la Squadra Mobile della Questura di Chieti hanno concluso una vasta e complessa attività investigativa che ha permesso di sgominare un gruppo criminale facente capo all’imprenditore pescarese Mauro Mattucci.
In particolare, l’attenzione degli investigatori, che già tenevano d’occhio il gruppo dell’imprenditore Mauro Mattucci di Montesilvano, è stata attratta da una serie di operazioni economico-finanziarie rilevanti, che si sono ripetute in più occasioni e che sembravano avere sempre lo stesso scopo: acquisire società sane ma in crisi di liquidità, svuotarle dei beni posseduti, intestarle a prestanome e poi farle fallire dopo averne trasferito la sede legale.
I provvedimenti sono stati eseguiti nelle prime ore di questa mattina quando una cinquantina di uomini della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza hanno bussato alle abitazioni degli 8 indagati notificando le ordinanze di custodia cautelare di cui cinque ai domiciliari e tre in carcere per reati di tipo tributario, fallimentare e societario. Complessivamente, sono state accertate diverse bancarotte fraudolente e l’emissione di fatture false per 13 milioni di euro.
L’imposta evasa supera i 6 milioni di euro. Sono stati sottoposti a sequestro preventivo oltre ai conti intestati alle società ed alle persone anche 17 unità immobiliari di proprietà della EDIL5 S.r.l. e la famosa struttura turisticoricettiva
Tortuga proventi della distrazione fallimentare.
Tra gli indagati figurano Marco Mattucci figlio di Mauro il noto commercialista teatino Antonio Cristofanelli al quale unitamente a Lara Martini è stato notificato un provvedimento interdittivo della professione di commercialista
Un ruolo di spicco, nell’ambito dell’organizzazione hanno ricoperto: rappresentanti legali, rappresentanti amministrativi, consulenti direttamente e/o indirettamente riconducibili a Mattucci identificati in Giuliano Capuri, Antonio Gentile, Vincenzo Misso, Nando Di Luca, Carla Cameli, Valerie Laurence Lighezolo .
Dalle indagini che hanno visto la fattiva collaborazione fra le due forze di polizia emergeva con evidenza come il modus operandi dell’organizzazione prevedesse: – l’acquisizione di aziende in crisi che attraverso una serie di passaggi societari, saggiamente consigliati dai professionisti indagati, venivano svuotate dei loro beni e venivano condotte al fallimento, dopo aver occultato le scritture contabili, trasferito la sede all’estero e aver ceduto l’intero capitale sociale a prestanomi anche stranieri compiacenti;
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