L’aumento dell’aspettativa di vita di uomini e donne ha permesso alle persone di raggiungere un’età avanzata in discrete condizioni di salute. Tuttavia, di riflesso ha anche determinato una crescita del numero di anziani che risultano essere interessati da patologie croniche e condizioni di disabilità.
Secondo le ultime statistiche in Italia, la metà dei soggetti con età superiore ai 65 anni presenta morbilità croniche multiple, con conseguenti problemi o difficoltà nello svolgimento delle attività quotidiane più semplice e, complessivamente, con uno stato di salute che è spesso instabile.
Non solo. Sono sempre le più recenti statistiche a confermare come una delle conseguenze dell’invecchiamento della popolazione sia il significativo aumento dei ricoveri ospedalieri dei pazienti anziani che, rispetto alla generalità di tutti i ricoverati, trascorrono in ospedale un numero di giorni più di 3 volte maggiore.
La necessità di rivedere l’approccio geriatrico
In questo contesto, la mission principale della geriatria dovrebbe essere quella di assicurare – in collaborazione la Medicina Territoriale – la cura dei pazienti anziani complessi, prevenendo ove possibile i ricoveri inappropriati e, quando questi siano necessari, assicurando i migliori percorsi assistenziali all’interno dell’ospedale, evitando poi che gli anziani si trovino in ospedale per più tempo del dovuto.
Una delle necessità più impellenti nel riorganizzare i sistemi sanitari contemporanei è quella di assicurare l’appropriatezza e lo sviluppo di nuovi modelli assistenziali fra l’Ospedale e il Territorio. “Questi, in modo particolare per il paziente anziano, non possono più essere letti solo nell’ottica delle così dette “dimissioni difficili” (Ospedale-Territorio) o della gestione domiciliare di fasi acute di malattia, quasi volendo proteggere l’ospedale dai pazienti anziani – dichiarano Bernardo Salani, Geriatra e Luciano Gabbani, Geriatra e consigliere Omceo Firenze, sul QuotidianoSanità – È necessario sviluppare un nuovo paradigma: proteggere, per quanto possibile, gli anziani dall’ospedale, prevenendo, con la stretta collaborazione fra la Medicina Generale e la Geriatria l’utilizzo inappropriato ed evitabile sia del Pronto Soccorso che del ricovero in Ospedale”.
L’invito è dunque quello di orientare le attività geriatriche nei confronti di una migliore caratterizzazione derivante da un approccio volto a considerare le caratteristiche fenotipiche del paziente anziano e non limitato a quello orientato sulla singola malattia, con conseguente definizione dei percorsi differenziati in base al quadro clinico-funzionale. Un investimento di energie e risorse i cui risultati benefici non dovrebbero però tardare ad arrivare.