Pescara. Una superficie pari a 85.000 campi di calcio: a tanto equivalgono i 51.800 ettari di superficie urbanizzata in Abruzzo.
Dati e numeri ISTAT 2011 elaborati da Legambiente evidenziano lo stato critico dell’uso del suolo in Abruzzo. La media regionale di cementificazione è del 4,74%, con un tasso di crescita del 9% negli ultimi dieci anni, superiore alla Lombardia (8%) e al Veneto (7,3%). La più urbanizzata risulta la provincia di Pescara con il 7% del territorio interessato e un totale di 8.600 ettari; seguono la provincia di Teramo con il 6,10% (11.900 ha), la provincia di Chieti con il 5,88% (15.200 ha); e chiude la provincia dell’Aquila con il 3,08% (15.500 ha).
Tra i Comuni capoluogo, maglia nera al Comune di Pescara, con una superficie urbanizzata pari al 77,36%. Il Comune di Chieti è al 26,68%, il Comune di Teramo all’8,82% e il Comune dell’Aquila il 7,99%. Malissimo i comuni costieri: il 35,07% di costa pescarese è urbanizzata, la costa teramana per il 24,29% e la chietina per il 13,40%.
“Si tratta di dati sottostimati, in quanto l’ISTAT ha preso in considerazione solo i dati relativi ai centri e nuclei abitati e località produttive, tralasciando le strade e le autostrade, gli aeroporti e le aree militari – dichiara Luzio Nelli, membro della segreteria regionale di Legambiente -. Occorre avviare una seria riflessione sulla pianificazione e sugli strumenti di tutela a partire dal piano paesistico e dalla legge sull’edificabilità dei suoli. In Abruzzo si è costruito troppo, e spesso male: per il futuro occorre puntare al massimo alla riqualificazione ed alla ristrutturazione dell’immenso patrimonio edilizio esistente”.
Legambiente plaude all’iniziativa intrapresa dal Ministro Catania che ha depositato in parlamento la proposta di legge “salva suoli” e che lunedì 19 novembre 2012 parteciperà alla 6ª Convention delle Imprese organizzata da Confindustria Abruzzo.
“L’iniziativa del Ministro è unica e mai intrapresa in Italia – dichiara Angelo Di Matteo, presidente di Legambiente Abruzzo –, di alto valore culturale e pone finalmente freno ai tentativi di speculazione e cementificazione dei suoli agricoli. Per la prima volta il suolo viene classificato quale bene comune e risorsa non rinnovabile. La proposta di legge, inoltre, introduce il divieto per i comuni di utilizzare le risorse derivanti dagli oneri di urbanizzazione per la copertura delle spese correnti; una soluzione che disinnesca il meccanismo del fare cassa cementificando il territorio”.
La proposta del ministro Catania, sostenuta dal Governo e dalle Regioni, è ora all’esame del Parlamento che ha ancora i tempi necessari per convertirla in legge e renderla efficace.
“Occorre saper cogliere l’innovazione apportata dal Ministro: arrestare il consumo di suolo è un dovere in un’Italia fragile e dissestata – concludono Nelli e Di Matteo –. Tutti devono assumersi le responsabilità ed invitiamo le forze politiche e parlamentari abruzzesi a sostenere ed approvare la proposta di legge anche per il nostro Abruzzo che annovera 178 comuni a rischio idrogeologico con 35.000 edifici costruiti in aree ad elevato rischio”.