Teramo. “L’unica strada percorribile non può che essere quella della convocazione di un Consiglio regionale straordinario. La vicenda ha oramai assunto caratteri di estrema gravità. Il servizio televisivo andato in onda su Italia 1 nell’ambito della trasmissione ‘Le Iene’ ha fornito moltissimi tasselli informativi affinché la questione dell’esperimento radioattivo che si accinge a essere effettuato presso i laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso venga affrontata di petto una volta per tutte. E’ fuori da ogni logica infatti anche solo pensare che proprio nelle viscere di quella maestosa catena montuosa (una delle zone a maggiore rischio sismico d’Europa) venga trasportato il famigerato Cerio 144, sostanza che ha la stessa devastante potenza radioattiva del disastro nucleare di Fukushima del marzo 2011″.
E’ perentoria la richiesta formulata dal Consigliere Leandro Bracco riguardo una tematica che sta fortemente preoccupando l’intera collettività abruzzese e che attiene quanto di recente emerso nell’ambito dell’attività del più grande laboratorio sotterraneo del mondo ossia l’Istituto nazionale di Fisica nucleare del Gran Sasso.
“D’Alfonso e Lolli ovvero i due più autorevoli membri dell’esecutivo regionale – evidenzia l’esponente di Sinistra Italiana – hanno il dovere di dire la verità ai cittadini dell’Abruzzo. Tempo fa lo stesso Lolli aveva affermato di voler vedere le carte. Ma se nel 2015 è stata proprio la Giunta di cui lui fa parte, tramite un documento ufficiale, a esprimere parere favorevole all’impiego di una sorgente di Cerio 144! Mi chiedo – si domanda Bracco – a che gioco si stia giocando. Lolli medesimo ha mentito sapendo di mentire oppure la lettura di quel documento di rilevanza notevolissima gli è sfuggita? Ma è accettabile una svista del genere? Ovviamente no”.
“Per non parlare poi – sottolinea il Consigliere – del comportamento di cui si è reso protagonista Luciano D’Alfonso. Invece di rispondere alle domande della giornalista Nadia Toffa, il governatore abruzzese ha preferito prima trincerarsi nel silenzio e successivamente allontanare da sé tramite una spinta la tenace inviata di Mediaset. Comportamento, questo, totalmente inaccettabile e da condannare in toto”.
“Ricordo – rimarca Bracco – che nei laboratori dell’INFN, nel 2002 e nel 2016, si sono verificati due gravissimi incidenti. Nel primo caso il trimetilbenzene (sostanza altamente tossica) fuoriuscì proprio dai laboratori inquinando l’acqua dei rubinetti delle abitazioni di moltissimi Comuni del Teramano. L’anno scorso invece accadde un altro grave episodio il cui protagonista fu un altro composto tossico ovvero il diclorometano”.
“Tonnellate del già citato trimetilbenzene – puntualizza il Consigliere regionale – e poi piombo, cadmio e sostanze radioattive come il Cesio 137 vengono utilizzate ogni giorno nei laboratori del Gran Sasso. Ma ci si rende conto che nel cuore di quella montagna è presente una vera e propria bomba pronta a deflagrare da un minuto all’altro? Una bomba il cui detonatore sono le quattro faglie sismiche attive che si trovano a ridosso dei laboratori INFN e una quinta che addirittura attraversa i laboratori stessi e che nel ’94 ha purtroppo dato segni di vita. E come se ciò non bastasse, ora si vuole procedere a un ulteriore esperimento nucleare utilizzando una sostanza dalla radioattività notevolissima come il Cerio 144? Ma stiamo scherzando?”.
“Lungi da me la volontà di creare allarmismo – prosegue Bracco – ma non posso non far notare che in caso di incidente (vedi 2002 e 2016) o terremoto mentre è in corso l’esperimento con il Cerio 144, il rischio che a quel punto diverrebbe realtà sarebbe l’inquinamento irreversibile della sorgente che dà da bere a oltre metà Abruzzo e addirittura l’avvelenamento dell’intero Mare Adriatico”.
“Si convochi quanto prima una seduta straordinaria del Consiglio regionale ma soprattutto si mettano in campo con estrema forza tutte le opzioni possibili affinché proprio il Cerio 144 non metta piede nella nostra regione. Se ciò non dovesse accadere e si procedesse con pressappochismo sottovalutando il gravissimo pericolo – conclude Leandro Bracco – sarebbe come se si desse in mano a un bambino una scatola di fiammiferi all’interno di un immenso deposito di benzina”.