Passare “da una caccia consumistica ad uno strumento di gestione e conservazione delle fauna”. E’ questo l’obiettivo della convenzione che la Regione Abruzzo ha deciso di sottoscrivere con l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e la provincia dell’Aquila, in vista della redazione del nuovo Piano faunistico venatorio.
Le nuove iniziative in materia di caccia sono state presentate questa mattina dall’assessore regionale Mauro Febbo e dal dirigente di ricerca di Ispra, Silvano Toso. “In una materia così tecnica” ha spiegato Febbo “spesso la deriva è quella della polemica e della strumentalizzazione, con il rischio di perdere di vista il vero obiettivo che è quello di conservare l’ambiente. Per questo, la scelta di Ispra, ente riconosciuto a livello nazionale per la tutela ambientale, potrà sostenerci nel percorso normativo che, accanto alla stesura del nuovo Piano faunistico, ci vedrà impegnati anche nella istituzione dell’Osservatorio faunistico regionale”.
In sostanza, la convenzione prevede che Ispra curi il coordinamento e la supervisione del Piano faunistico regionale, la tutela e la gestione di gruppi di specie come le lepri (europea e italica),della coturnice e degli ungulati (cervi e capriolo). Un discorso particolare, che vedrà coinvolto in un tavolo tecnico lo stesso Ministero dell’Ambiente, merita il camoscio d’Abruzzo. Dall’Ispra dipenderanno anche il processo di monitoraggio delle popolazioni faunistiche,la formulazione di un regolamento per la gestione di gruppi faunistici, la definizione di percorsi didattici per le figure che entrano in gioco nella gestione. Tutta quest’attività di regolamentazione e di preparazione al nuovo percorso normativo è accompagnata anche dalla creazione di una piattaforma informatica denominata “Artemide”, finalizzata alla gestione di tutto il patrimonio faunistico.
“Le attività poste in essere” ha concluso Febbo “hanno permesso di instaurare un rapporto costruttivo con tutti i soggetti coinvolti nella gestione della fauna selvatica, per promuovere un’attività venatoria basata su dati reali, in linea con le richieste dell’Ue. Oggi è possibile, quindi, regolamentare le iniziative in relazione alle esigenze locali, nel rispetto di una corretta gestione della fauna,secondo le prescrizioni dell’Ue e superare le problematiche che spesso si presentano per l’elaborazione dei calendari venatori”.