Ristoranti e locali vuoti, fiorai in difficoltà con le vendite. La crisi ha toccato anche la festa della donna, una delle ricorrenze commercialmente più amate, quell’occasione in più per sentirsi protagoniste per una sera, tra mimose e regalini.
Secondo l’Adoc, infatti, presenze in calo del 30% nei ristoranti nonostante i menu siano scesi del 15% rispetto allo scorso anno. Solo il 40% degli italiani sceglierà di festeggiare al ristorante, contro il 70% dello scorso anno. Il 10% festeggerà con una cena a casa, il 25% andrà al cinema o al teatro. Il restante 30% invece non festeggerà neanche. Non se la passano bene nemmeno i fiorai. La statistica sostiene, infatti, che per le mimose le vendite scenderanno del 15%, anche a causa di un lieve incremento dei prezzi rispetto allo scorso anno. Insomma, il carovita ha vinto.
Tempi duri per le donne del XXI secolo, che, dopo aver rinunciato per forza di cose a uno stile di vita degno di “Sex and the City”, perdono anche quell’alone di spensieratezza e goliardia che ha sempre connotato questa festa e che nel tempo era riuscito a far quasi dimenticare l’origine di una ricorrenza dedicata al ricordo delle condizioni in cui molte donne erano costrette a vivere. Almeno tanto tempo fa.
Ma la vita è fatta, come diceva Vico, di “corsi e ricorsi storici” e così oggi torna prepotentemente sulla scena la figura di una donna senz’altro più evoluta, acculturata e indipendente, ma di nuovo costretta a rimboccarsi in qualche modo le maniche. La televisione ci parla, nei casi più gravi, di mamme costrette a fare il sapone in casa e a coltivare verdure e ortaggi per riuscire a vivere con 150 euro al mese; o di giovani laureate costrette ad accettare contratti precari e retribuzioni minime pur di lavorare e accumulare esperienza.
Dall’altro lato, però, proprio tra le stesse donne, nel loro modo di affrontare le situazioni più complesse e delicate, sembra nascondersi la chiave di volta per quel cambiamento tanto agognato. Così almeno parrebbe far pensare la politica, dove donne preparate e competenti sono state scelte per ricoprire incarichi altrettanto strategici. Il parallelismo con quanto accade nella società è semplice: proprio come tra le donne comuni, la competenza e l’arte di “arrangiarsi” (per quanto questo non sia il termine esatto da associare a un ambito così delicato) si son fatte spazio prendendo il posto del lato forse più “frivolo” della vita.
Le donne che ci rappresentano vantano prestigiosi curriculum e intendono sfoderare le migliori armi per aiutare il Bel Paese a tornare alla luce, come le donne comuni che sono tornate a informarsi, a porsi domande, a cercare risposte. A loro l’augurio più sincero, quello vero, per un futuro in cui sappiano sempre migliorarsi e conservare gelosamente quanto conquistato nel tempo, senza dimenticare mai l’essenza e il sacrificio che si nascondono dietro un sorriso.