La Linea Adriatica SNAM non s’ha da fare, è l’appello di 17 associazioni preoccupate per la situazione sismica in Italia.
Nel contesto di una sempre più preoccupante situazione sismica in Italia, 17 associazioni ambientaliste lanciano un accorato appello al governo affinché ritiri il progetto della Linea Adriatica del metanodotto Snam. L’ultima scossa di magnitudo 4,8 nell’Appennino tosco-emiliano ha sollevato nuovamente il dibattito sulla compatibilità di infrastrutture energetiche, come il gasdotto in questione, con le zone altamente sismiche.
La Linea Adriatica del metanodotto Snam, che si estende per ben 430 chilometri da Sulmona a Minerbio (Bologna), attraversando sei regioni italiane, è oggetto di accese critiche da parte delle associazioni ambientaliste. Esse sottolineano come la struttura attraversi territori particolarmente fragili sotto il profilo sismico, già colpiti da terremoti devastanti come quello dell’Aquila nel 2009 e quelli che hanno colpito l’Umbria e le Marche nel 2016 e 2017.
Il metanodotto Linea Adriatica SNAM è un gasdotto di nuova costruzione che si estende per circa 430 chilometri, da Sulmona (Abruzzo) a Minerbio (Emilia-Romagna). L’opera, progettata dalla società italiana Snam, è stata autorizzata dal governo nel 2023 e dovrebbe essere completata entro il 2025.
Il gasdotto avrà un diametro di 1200 millimetri e sarà in grado di trasportare fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Il gas trasportato sarà proveniente dall’Azerbaijan, attraverso il gasdotto Trans Adriatic Pipeline (TAP), e sarà destinato al mercato italiano ed europeo.
Un progetto ambizioso, ma gli esperti sottolineano che eventi naturali come i terremoti mettono in evidenza come il mega gasdotto della Snam sia incompatibile con zone geografiche soggette a elevata attività sismica, come l’Appennino. Nel comunicato si legge: “La scossa di magnitudo 4,8 verificatasi nell’Appennino tosco-emiliano è l’ennesima riprova che il mega gasdotto Linea adriatica della Snam è incompatibile con territori altamente sismici quali quelli dell’Appennino”.
“Il Governo ha già autorizzato due dei tre tratti della Linea adriatica e si appresta ad autorizzare il terzo. L’opera, che comprende una centrale di compressione a Sulmona, costerà ben 2 miliardi e 500 milioni di euro, che verranno pagati dai cittadini attraverso la bolletta del gas”.
Le associazioni ambientaliste, tra cui No Tubo Romagna, Marche, Umbria e Abruzzo; Campagna nazionale Per il Clima Fuori dal Fossile; Rete No Rigass No Gnl; Gruppo d’Intervento Giuridico; Coordinamento No Gasdotto Snam; No Hub del Gas Abruzzo; Mountain Wilderness; Pro Natura Italia; Comitati cittadini per l’ambiente Sulmona; e altre, chiedono con forza la cancellazione non solo della Linea Adriatica ma di tutte le altre infrastrutture energetiche nel settore dei combustibili fossili.
L’obiettivo è preservare l’ambiente, il clima e l’economia da danni irreparabili.