Lite tra famiglie Rom sfocia in tentato omicidio: sei gli arresti

La cronaca ci porta a Montesilvano, in provincia di Pescara, dove una lite tra famiglie di etnia Rom per pochissimo non è diventata la storia di un omicidio. Sono scattati sei arresti.

La provincia di Pescara è stata teatro di una brutta pagina di cronaca. Pochi giorni fa, sono scattati sei arresti in seguito a un tentato omicidio, avvenuto circa un mese fa e su cui i carabinieri stavano indagando. La vicenda ha avuto luogo l’11 settembre scorso, in via Mincio a Montesilvano, dove una lite tra due famiglie rom ha causato gravi conseguenze a un giovane di 23 anni, ferito a una gamba. Quella che sembrava solo una lite poteva diventare il racconto di un omicidio per futili motivi.

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La Procura di Pescara ha identificato sei persone come gli autori di questa violenta spedizione punitiva. Cinque di loro sono state portate in carcere, mentre la sesta è agli arresti domiciliari. Le accuse riguardano il concorso in tentato omicidio, detenzione illegale di armi da fuoco e il porto illegale di armi in luogo pubblico.

Spedizione punitiva per gelosia

Dai dati raccolti dalle forze dell’ordine e dalle testimonianze di chi conosceva quelle famiglie, i Di Rocco e i Morello, i due nuclei famigliari avevano già avuto frizioni che poi sono scoppiate nell’aggressione avvenuta l’11 settembre che ha coinvolto almeno quattro persone armate di pistola, appartenenti alla famiglia Morello, le quali hanno sparato contro il balcone della casa dei Di Rocco. Fortunatamente, il giovane S.F., raggiunto da un colpo alla gamba, è sopravvissuto nonostante la gravità del ferimento.

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Il movente di questa spedizione punitiva sembra essere legato a una questione di gelosia all’interno delle famiglie coinvolte, in particolare riguardo alla figura di Pamela Pierdomenico, madre di alcuni degli aggressori. La lite è sfociata in un violento scontro armato che ha messo a rischio anche la vita di persone estranee alla faida.

L’inchiesta condotta dai carabinieri ha permesso di identificare i responsabili grazie alle testimonianze dei membri della famiglia aggredita e di alcuni vicini di casa, supportate anche da prove video raccolte sul luogo dell’accaduto. Infatti, la famiglia Di Rocco aveva individuato uno per uno quelli che impugnavano l’arma, per poi riferirlo ai militari attraverso dei riconoscimenti fotografici. I sospettati avevano tutti già precedenti penali.

La Procura ha quindi deciso di applicare misure cautelari coercitive per impedire loro di nuocere alla comunità – visto che non erano nuovi ad atti violenti – in attesa degli interrogatori di garanzia previsti per oggi alla presenza dei rispettivi difensori legali.

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